Ieri, una serata magnifica trascorsa insieme ai miei lettori! L’anno letterario non poteva avere un inizio più significativo e coinvolgente. Sono stata ospite del Circolo Letterario Equilibri Sopra le Righe, che ringrazio di cuore per l’invito, presso la libreria Ilfilodisofia di Santa Marinella, che ha ospitato l’evento.
Mi sono trovata a tu per tu con lettori raffinati e attenti, in un dialogo che è partito dai temi trattati nel mio libro “Il vaso di Bemberly”, e che ha spaziato su argomenti di varia natura, nelle piacevolissime ore trascorse insieme.
Grazie alle domande che mi sono state rivolte, abbiamo esaminato gli aspetti tecnici che accompagnano la nascita di un libro, la profondità degli argomenti morali, etici, addirittura storici. Abbiamo cercato di dare una risposta all’interrogativo relativo agli aspetti autobiografici che si nascondono nella trama di un romanzo.
Alcuni dei presenti mi conoscevano per la prima volta, con “Il vaso di Bemberly”, mentre c’era chi aveva letto tutti i miei libri, e ha potuto fare un interessante confronto con i thriller psicologici nei quali ho trattato il Male, come in “Nessun segno sulla neve” o in “Una morte sola non basta”, in un parallelismo sorprendente con il Bene espresso invece ne “Il vaso di Bemberly” (L’Erudita di Giulio Perrone Editore maggio 2017).
Mi è stato fatto notare che anche in un romanzo come questo, ricco di sentimenti positivi, vi sia sempre quel filo narrativo che prende e porta a leggere una pagina dopo l’altra con la suspense e l’irrefrenabile desiderio di sapere come finisce la storia. Ho ammesso che, in un passaggio della narrazione, sono stata tentata di deviare per il genere thriller, decidendo invece di descrivere stavolta solo il bene e i valori familiari e sociali che sembrano essere dimenticati. (il video riproduce proprio quel dialogo)
Mi ha sorpreso e toccato l’osservazione di una lettrice a cui sembrava di aver individuato un cambiamento di stile in un punto preciso del romanzo. La sua sensibilità è stata stupefacente, perché infatti, proprio mentre scrivevo quelle pagine, stavo vivendo la mancanza di una persona cara. La prova che l’animo dell’autore e del lettore possono compenetrarsi in uno scambio autentico e profondo.
Insomma, è stato un incontro indimenticabile, che mi ha lasciato un’indelebile sensazione avvolgente. Quando ci siamo salutati, prima di uscire nella notte ventosa di gennaio, ho sentito inequivocabilmente che un autore non è mai solo. Nel momento in cui dà vita a un romanzo è con i suoi personaggi e in seguito resterà a lungo nell’animo dei lettori.