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A Borgo Pio, sulle tracce del commissario Rosco


Ebbene sì, ancora con il gesso al braccio, ma sempre sulle tracce del commissario Riccardo Rosco e dei “Delitti negati nei sacri sotterranei”. Una mattina magica nei luoghi che hanno ispirato la coinvolgente trama del romanzo.

E poi… restate collegati!

https://danielaalibrandi.wordpress.com/2021/11/28/dove-acquistare-delitti-negati-nei-sacri-sotterranei/

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“Delitti postdatati” e la vergogna dell’umanità


“Delitti postdatati” (Ianieri Edizioni) è un romanzo che porta a riflessioni profonde riguardo a cosa avvenne nel nostro Paese, in particolare nella città di Roma, all’indomani dell’emanazione delle leggi razziali. Nel 1938, infatti, si stabilì per legge che una razza era inferiore alle altre, la vergogna dell’umanità. In una giornata come questa ho deciso di postare un brano del romanzo, dal quale si evincono le folli ragioni che hanno cercato di dare i fautori dello sterminio.

Il romanzo, Premio Poliziesco Gold 2020, è ambientato nella Roma degli anni Ottanta, ma affonda le radici negli anni Quaranta, che ho cercato di dipingere anche con un tocco di romanticismo. Uscito a giugno 2021, “Delitti postdatati” è stato inserito in due importanti rassegne letterarie (Libri in strada e Parole e Musica), scelto dalla Consulta della Cultura e presentato nell’ambito degli eventi culturali dell’Estate Romana allo Human Rights Festival, presso l’Arena Elsa Morante. Ospite anche di On Air Show di Radio Roma Capitale è uscito su vari settimanali e sul periodico RAI Nuova Armonia. Dal 4 dicembre u.s. il romanzo è in esposizione permanente alla ribalta internazionale della Fiera italiana dello scrittore. Il 3 ottobre è stato ospite della rubrica di Rai Radio1 Incontri d’autore, che potete ascoltare al seguente link.

https://www.raiplaysound.it/audio/2021/09/INCONTRI-DAUTORE-2ea0a2ec-d9c9-4fa0-83f1-b6f8ae99a898.html?fbclid=IwAR3vxCAFnuiqqO7cdjHqtEJFZB5teAWaVogaie47L3aWPa_-5qQZGZcW19k

DELITTI POSTDATATI, da pag. 75 CAP XIII

Dallo scrigno della signora Luisa…

… “Vedi Mariuccia, Franz era intimamente convinto che la razza ebrea fosse il male del mondo, per lui non era una semplice dottrina politica. E anche qui da noi, sai, era già qualche anno che venivano applicate le leggi razziali. Anche se a me, fino a quel momento, gli ebrei erano sembrate persone normali. Insomma, vedendo la mia titubanza, lui iniziò a leggermi, durante i nostri incontri, dei testi che mi aprirono la mente, I Protocolli dei Saggi di Sion. In quelle ore, sdraiata sotto le coperte insieme a lui dopo aver fatto l’amore, al suono della sua voce, tutto iniziò a trovare la giusta spiegazione. Anche se negli anni successivi questi testi vennero tacciati come falsi, Franz ed io sapevamo che erano autentici. Vi si spiegava il piano operativo degli ebrei, i loro metodi per ottenere il dominio del mondo attraverso il controllo dei mezzi di comunicazione e della finanza. Infine il loro obiettivo di sostituire l’ordine sociale tradizionale. E infatti già possedevano la maggior parte delle ricchezze, a scapito delle altre razze che ne avevano diritto”. A Mariuccia la pelle aveva iniziato a rabbrividire, mentre la vedeva sistemare una serie di fogli e con disinvoltura giustificare, anzi difendere, quella che era stata la vergogna dell’umanità. La signora aveva continuato e il suo sorriso, improvvisamente, era divenuto tremendamente cinico, “La Germania continuava a vincere le sue battaglie, e anche l’Italia ne beneficiava, ma c’era bisogno di riprendere ciò che di diritto apparteneva alla razza ariana, le loro immense ricchezze accumulate dai giudei con l’inganno e l’astuzia”.

Mariuccia, seppure pietrificata, si era alzata ugualmente quando l’anziana glielo aveva chiesto, “Vieni a vedere, cara, così forse mi capirai,” con le gambe tremanti e la mente offuscata, lei aveva sbirciato i fogli sottili e ingialliti come vecchia carta velina, che riportavano solo uno sterile elenco di nomi. Anche questi erano scritti su pagine che mostravano impresso, in alto a destra, lo stemma del fascio italiano. I nomi erano battuti a macchina uno sotto l’altro, “Vedi,” aveva continuato a spiegare la signora, “quando c’è una riga saltata è perché quei nomi appartenevano a un nucleo familiare”.

Infatti, alcuni nominativi sembravano isolati dall’elenco generale. Mariuccia aveva trovato finalmente il coraggio di chiedere: “A chi si riferiscono signora?”

“Quando Franz mi spiegò bene come stavano le cose e mi chiese di prendere questi documenti tra le carte di mio padre, io non esitai a darglieli. Del resto avevo libero accesso ai vecchi archivi del mio defunto papà. Gli elenchi, mia cara, presentano i nomi degli ebrei di Roma, alcuni li conoscevo personalmente, sai? Anche i loro bambini. Pensa che giravano già con la stella di David cucita sugli indumenti”.

E a Mariuccia era mancata l’aria, all’improvviso. Quella casa nella quale non vedeva l’ora di giungere il lunedì mattina e che nettava con amore, lasciandola sempre profumata di pulito, in quel momento le sembrava solo una trappola mortale. D’un tratto pareva che le pareti le cadessero addosso, come le accadeva nella cella della prigione. Senza riflettere si era addirittura attaccata al bicchiere d’acqua, dal quale aveva da poco bevuto la vecchia.

“Ti senti male cara?” le aveva domandato premurosa la signora.

“No, è stato un attimo,” aveva risposto lei pronta. L’anziana intanto, con grande disinvoltura aveva ripreso a parlare “Alcune di queste persone si rivolsero a me, quando agli ebrei venne assicurata la libertà in cambio del versamento di tutti i loro beni, nell’estate del ’43. Io li rassicurai che se avessero seguito le direttive del Terzo Reich a loro non sarebbe stato torto un capello, anche se ero certa che le cose non stessero in quel modo,” si era soffermata sorridendo e indicando un nome in particolare, al quale seguivano altri tre nominativi, una famiglia quindi. “Questa signora mi è rimasta impressa. Era vedova con tre figli e, per ringraziarmi dei consigli, mi volle regalare la fede d’oro del marito,” il suo sorriso era divenuto un ghigno, “di loro, cara, non seppi più nulla. Nell’ottobre del ’43 Franz e i suoi li mandarono via da Roma. Lui mi disse che era un modo per tenerli lontani dalle tentazioni, per farli stare tutti insieme, in fin dei conti era per il loro bene, ma poi molti anni dopo, seppi cosa fosse accaduto. Del resto ci sarà stato un motivo per il quale quella ebrea era una razza da sottomettere, ti pare? Anche i cattolici lo dicevano, erano stati loro a crocefiggere Gesù!” aveva infine commentato con sguardo fiero.

FIERA ITALIANA DELLO SCRITTORE

https://danielaalibrandi.wordpress.com/2021/06/18/dove-acquistare-delitti-postdatati/

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Non può essere stata una donna a scriverlo!


“Pronto, parlo con Daniele Alibrandi?”

“No, sono Daniela Alibrandi”

“Ok, mi può passare il signor Daniele?”

“Senta, qua ci sono solo io e sono Daniela, non Daniele!”

Qualche secondo di imbarazzato silenzio e poi…

“Daniela mi dice?”

“Ancora! Vuole che non sappia come mi chiamo”

Mi sento davvero spiazzato. La sto chiamando dalla casa editrice a cui ha inviato l’inedito Nessun segno sulla neve. Ma, l’ha scritto proprio lei, Daniela, una donna?

“Aha, ancora? Che vuole anche gli estremi del documento? Certo che l’ho scritto io, ma perchè mi fa queste domande?”

“Le dico la verità, noi abbiamo letto il suo nome, ma eravamo certi che si trattasse di un errore, perchè una donna non può aver scritto un testo simile!”

Questo è stato il tono della prima telefonata che ho ricevuto da una casa editrice riguardo al mio romanzo d’esordio. Ho avuto modo di raccontarvi che ho iniziato a scriverlo dopo una disavventura di molti anni fa, che mi ha tenuta ferma per un po’. Da sola, in casa, rendendomi conto che l’ingranaggio famigliare, del quale mi ero ritenuta fino a quel momento il fulcro insostituibile, andava avanti alla grande anche senza di me, sentii qualcosa sciogliersi nell’animo.

Dalla mia finestra vedevo il mare con i suoi colori autunnali e i suoi tramonti. E iniziai a scrivere con la mano sinistra, proprio come sto facendo in questi giorni nei quali indosso un elegante gesso al polso destro, casualità.

Era la mia prima esperienza e avevo sentito dire che all’inizio gli autori tendono ad essere autobiogtrafici e io temevo in qualche modo di cadere in quella situazione. Allora grande idea: Scriverò come se fossi un uomo!

Bellissima, un’occasione unica, spaziare nel mondo maschile, senza limitazioni, nelle sue più intime esperienze sessuali descritte senza filtri, nei pregi e nei difetti che lo caratterizzano, divertendomi come non mi capitava da tempo. Ho imbastito una storia forte e drammatica, che è riuscita a racchiudere il grido di una generazione, quella del Sessantotto, con i suoi ideali traditi. Un’immersione nella storia, descrivendo lo scotto che hanno pagato quelle ragazze alla ricerca dell’emancipazione, con le loro minigonne, le casacche di tela trasparente e il terzo occhio dipinto sulla fronte.

Nello scrivere le ultime, terribili pagine sono stata chiusa nello studio, saltando anche i pasti e, non mi vergogno a dirlo, piangendo. Sì, perchè quelli erano gli ultimi momenti che trascorrevo con i miei personaggi, ultimi attimi che vivevo nei panni di un uomo e nel suo mondo, dove avevo scorazzato in piena libertà, vedendo materializzarsi la drammaticità di quello che stavo scrivendo.

All’inizio lo intitolai L’amore dimenticato e poi lo cambiai in Da settembre a dicembre. Fu allora che mio marito mi fece un regalo indimenticabile. Si presentò a casa con il manoscritto rilegato in pelle, fatto confezionare da una copisteria, il suo modo meraviglioso e speciale di supportarmi. Ancora non avevo idea di ciò che sarebbe avvenuto di lì a pochi mesi. Infatti alcuni amici a cui lo avevo dato in lettura mi consigliarono di inviarlo a un editore. Cambiai il titolo in Nessun segno sulla neve, immaginando la vita come una distesa di neve soffice, sulla quale camminiamo e cadiamo, ma su cui a volte non resta alcun segno del nostro passaggio. Il resto della storia lo conoscete.

Pubblicato nel 2010 da Laboratorio Gutenberg (edizione ora fuori catalogo), ha vinto il Premio Letterario Circe 2013. Scelto dal Comune di Roma per un evento culturale e presentato nell’ambito dell’Estate Romana nei giardini di Castel Sant’Angelo, è stato successivamente presentato a Piùlibripiùliberi di Roma.

Nel 2015 il romanzo è stato ripreso da Edizioni Universo Editoriale nella bellissima riedizione impreziosita dai disegni di Carlo Grechi. Tradotto nell’edizione inglese di No Steps On The Snow nell’estate del 2015 ben cinquanta blog statunitensi ne hanno parlato. Spesso è salito tra i best seller di Amazon Italia, America, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone. Adesso il romanzo è di disponibilità immediata in ebook in Amazon, Kobo e Giunti al Punto e in cartaceo direttamente alla casa editrice Universo Editoriale E’ inoltre ordinabile nelle librerie e nei negozi online, ma con un po’ di attesa.

https://danielaalibrandi.wordpress.com/2016/01/26/dove-acquistare-nessun-segno-sulla-neve/

SINOSSI

Un thriller psicologico, la cui trama inizia ai giorni nostri e porta a un avvenimento criminoso mai risolto, avvenuto nel 1968, quando il protagonista del romanzo frequentava il liceo. Questa storia, che sembrava dimenticata e sepolta, torna ad essere improvvisamente e drammaticamente attuale per lui, ora brillante e stimato medico oncologo di mezza età, quando in un caldo e pigro pomeriggio settembrino, si diverte a navigare in internet insieme al figlio. Aiutato da quest’ultimo, infatti, entra in un importate network e si imbatte nel profilo della ragazza che amava disperatamente in quegli anni, dalla quale purtroppo non era mai stato ricambiato. E’ l’inizio di un viaggio interiore intriso di profonda nostalgia, ricordi e passioni, che porterà il suo destino a intrecciarsi in modo imprevedibile con quello della ragazza, divenuta ormai una donna matura. Il romanzo offre un affresco fedele e nostalgico della vita italiana durante quegli avvenimenti sociali e politici, che segnarono in modo indelebile un’intera generazione. Ad arricchire il racconto una trama gialla che, partendo da un episodio criminoso avvenuto allora, termina con un finale imprevedibile al giorno d’oggi.

Il regalo di mio marito: La primissima stampa del romanzo confezionata in copisteria

La magnifica nuova edizione di Edizioni Universo Eeditoriale:

Nel link qui sopra di Amazon l’anteprima gratuita e al link di Kobo: https://www.kobo.com/it/it/ebook/nessun-segno-sulla-neve

Le copertine della prima edizione del 2010 ora fuori catalogo:

Nessun Segno sulla Neve riceve un ambito premio letterario, grazie al quale verrà presentato all Fiera deel Libro di Roma Piùlibripiùliberi 2013
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I Miei Racconti, LE NEWS

L’abbandono, sentimento straziante…


Ho letto da qualche parte che più si scrive meno si soffre, e credo che sia vero. Ogni scrittore mette nelle proprie opere illusioni, disperazioni, sogni e frammenti di felicità. E io non faccio ecccezione, nei miei libri traspare quel fenomenale intreccio.

Ma a un particolare genere letterario ho riservato la pienezza del mio vissuto, ed è quello dei racconti brevi, dei pensieri sintetici e incisivi. Tutti sono stati pubblicati nelle raccolte dei concorsi vinti, in alcuni settimanali e perfino da un periodico della RAI.

Si trovano nell’antologia “I doni della mente”, tradotta nell’edizione inglese “Echoes of the soul”, una pubblicazione molto apprezzata se, in pochi giorni, la pagina Facebook ad essa dedicata ha raccolto più di 600 likes.

Ma torniamo al titolo dell’articolo, L’abbandono… metto di seguito alcuni pezzi che faranno capire molto più di quello che potrei raccontare:

Foto del settimanale “L’ortica del venerdì”, che per primo ha pubblicato il racconto

Ci sono alcune cose che non si dovrebbero mai fare a Natale…

A volte il ricordo di storie passate aggredisce l’anima nei momenti più impensati e forse più inopportuni. Come stamani, mi devo affrettare per l’appuntamento che mi attende e invece, mentre sto facendo scorrere la cinta attraverso i passanti dei jeans, c’è qualcosa che rallenta le mie mosse e mi riporta a un fatto lontano, a una domanda che non mi ponevo più da anni e alla quale non sono mai riuscita a dare una risposta. Perché i miei genitori scelsero proprio il 23 dicembre come data per definire in tribunale la loro separazione? Il Natale era ormai così vicino che già se ne sentiva il calore, in quei giorni solo la voglia di chiudersi in casa, lontano dalla scuola, insieme a loro che solitamente facevano in modo di stare più tempo con noi durante le feste. Insomma, il Natale era lì, dovevamo solo afferrarlo e goderlo come ogni anno.

Uscirono presto quella mattina e ci lasciarono da un’amica di famiglia. Io ero la più grande, quella che avrebbe dovuto capire ciò che era impossibile comprendere. Avevo visto mamma e papà sorridenti, uniti e felici per anni. Una sola lite tra loro, di una violenza verbale inaudita, durante la quale si erano rinfacciati un mare di avvenimenti del loro vivere insieme che a me erano sfuggiti. Perché non ero stata attenta a ciò che subdolamente si era insinuato tra di loro, perché ero stata tanto sprovveduta da considerare quel nucleo familiare solido e scontato? Era come se sotto uno strato di neve soffice e invitante si fosse aperto un crepaccio senza fondo…e io vi stavo precipitando.

Non ce la facevo a restare chiusa in quella casa, dove avrei dovuto rispondere agli interrogativi che i miei fratellini mi ponevano con i loro sguardi inconsapevoli. Ero grande ed ebbi il permesso di uscire. Fuori mi accolse il frastuono del centro di Roma, splendente in una fredda e assolata giornata invernale. Lì l’odore della festa era più forte. Il profumo di legna bruciata e le vetrine illuminate e addobbate mi volevano parlare di una storia diversa. Non avevo mai provato quell’infelicità. Mi fermai davanti a un negozio che esponeva dei bellissimi presepi. La gente, i pacchi di regali, il sorriso sui volti di chi mi parlava vicino, descrivendo doni e pensieri. All’angolo, vicino al caldarrostaio, quasi a voler rubare il calore dal suo braciere, coperti da abiti tradizionali i zampognari soffiavano nelle cornamuse melodie natalizie.

Mamma e papà forse stavano firmando la fine del loro matrimonio proprio in quel momento e io provai una sensazione inaspettata. Sentii che il mio essere si spaccava in due, io stessa non ero più un’entità unica. Mentre il nucleo che mi aveva generato si scindeva le mie stesse cellule si stavano lacerando ed era molto doloroso. Sentii mancare il respiro e iniziai a vedere le immagini davanti a me danzare e tremare. San Giuseppe non era più vicino alla Madonna, non c’era più neanche il Bambinello e le sagome dei pastori sublimavano i loro contorni in un’ombra grigia che avvolgeva e nascondeva quei piccoli teatri di fede, che non riuscivo più a scorgere. Mi allontanai dalla vetrina, impaurita, e corsi veloce verso gli zampognari. I miei occhi erano colmi di lacrime e la mia espressione doveva essere talmente disperata che uno di loro smise di soffiare e mi fissò. Fuggii, camminando strada dopo strada in cerca di qualcosa che ormai non c’era più. Le luci del Corso, il volo festoso dei gabbiani sul Tevere, le cui acque lente lambivano l’Isola Tiberina, i secolari platani di Trastevere. Non c’era nulla che riuscisse a darmi sollievo, il mio animo si dibatteva nell’oscura profondità di un baratro. Corsi via, verso l’incertezza che accompagnò in seguito tutta la mia vita, l’insicurezza dei sentimenti che avrei provato, il terrore di essere abbandonata o, ancora peggio, di poter essere io un giorno ad abbandonare chi mi avrebbe amato. Mi avviai verso quella strana sensazione gelida e nostalgica che annunciò in seguito i miei futuri Natali.

Poi udii il bambino piangere e disperarsi. “Voglio il camion dei pompieri…” e la mamma lo tirava via dalla vetrina. “Dai, fai ancora i capricci che Babbo Natale non ti porta più niente!” diceva lei, mentre faticava portando una busta carica di spesa. Il bimbo frenò immediatamente il pianto, smorzando il suo capriccio. La minaccia che Babbo Natale non si sarebbe ricordato di lui doveva essergli sembrata terribile. Mentre si asciugava gli occhi con il dorso della mano mi guardava, forse chiedendosi come mai anch’io, grande e grossa, stessi asciugando le mie lacrime.

<<A Natale non si fanno queste cose!>> pensai angosciata. Il Natale è la festa del caldo di casa, del sapore di broccoli e carciofi fritti, come quelli che spuntavano ora dalla pesante sporta di quella donna. È sbagliato considerarla solo una festa cristiana, è la gioia dello stare insieme, del dormire tra mamma e papà in attesa che si compia il mistero e i doni durante la notte si materializzino. Ci potevano essere tante altre feste per mettere fine al loro matrimonio, si potevano scegliere momenti diversi dell’anno, non quel giorno, quella data… Il bimbo tacque. Mentre veniva trascinato via dalla mamma mi sorrise e io sorrisi a lui. Dopo tutto per lui era pur sempre Natale!

Questa poesia è stata pubblicata sulla rivista Poeti e Poesia

HO AVUTO UN PADRE

Ho avuto te come padre e non ne vado fiera, fosti capace di abbandonarmi alla soglia della mia vita vera. Andasti via senza voltarti, dietro al tuo nuovo amore, l’unica che sapeva amarti.

Per anni affacciata alla finestra fino a sera, volli credere che dopo il gelo dell’inverno tornasse il vento tiepido di primavera.

Non fu così e so che mi hai dimenticato, nonostante l’intenso sentimento di figlia con cui ti avevo amato. E solo ora riesco a camminare con passi silenziosi nel mondo dolce in cui solo tu mi facevi librare. Carezzo il tuo profilo e infine ti rivedo.

*

“I doni della mente” è disponible in ebook e in cartaceo su Amazon e in ebook su Kobo. Entrando nel seguente link potrete leggere l’anteprima gratuita con il racconto “Il bacio dei vecchi”, premiato al Campidoglio di Roma.

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“Basta che ce sta o’sole, che c’è rimasto ‘o mare…”


Prima di tutto GRAZIE per i numerosi messaggi che mi state inviando! Scusate le risposte brevi, ma tengo a scriverle di mio pugno, anche se sono con il solo aiuto della mano sinistra.

E adesso facciamoci due risate insieme…

Quindi una nomination per quest’uomo, i cui numerosi appelli alla comunità scientifica per essere salvato restano tuttora inascoltati!

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Stratorino e lo sgabuzzino, un divertente aneddoto mai raccontato…


Era il maggio 2018, il mio allora inedito Delitti fuori orario giungeva tra i finalisti del concorso letterario nazionale Romanzi in cerca d’autore, indetto da Mondaadori, Kobo e Passione Scrittore. Io ero tra gli invitati alla cerimonia di premiazione al Salone del Libro di Torino. Urrà! Premiata dagli esponenti della Mondadori, ho toccato il cielo.

E siamo a quella mattina. Mi sveglio nell’affascinante centro storico di Torino, e scopro che proprio quel giorno ha luogo la manifestazione Stratorino, storica corsa non competitiva e solidale della città, i mezzi sono bloccati e si muove, forse, solo la metro veloce. Ok, niente paura, per fortuna ho con me delle comode scarpe da ginnastica, quelle eleganti tacco dieci le porto per cambiarle quando arriverò al Lingotto.

Dopo aver percorso alcuni chilometri a piedi e aver usufruito almeno della metro velocce, arrivo a destinazione. Che emozione! Meraviglioso entrare per la prima volta al Salone del Libro, anche se i miei romanzi già erano presenti da qualche anno in quella importante cornice letteraria. Sono in anticipo e decido di passare allo stand di Del Vecchio e con l’editore ci scattiamo delle foto insieme al mio Una morte sola non basta. Ma, accidenti, ancora indosso le scarpe da ginnastica! Chiedo in giro dove poterle cambiare e mi viene indicato uno stanzino, lungo come un budello, dove mi reco subito, accostando la porta. Il clima cresce, sento che già annunciano la sala della premiazione, mi devo sbrigare. Qualcuno da fuori, però, decide bene di chiudere la porta dello stanzino a chiave, senza controllare all’interno. No! penso inorridita e corro a cercare di aprire. Impossibile. Inizio a bussare forte, a gridare, ma il frastuono del salone copre ogni cosa.

Insomma, rischio di essere arrivata fino a lì per vivere la mia premiazione chiusa in uno sgabuzzino?

Ho continuato a bussare stile Knock knock knocking on heaven’s door e un angelo mi ha sentito. Un ragazzo che si trovava per un caso a passare di lì.

“Ma sciora, cosa fa chiusa qui?”

“Niente, sarebbe troppo lungo da spiegare!” e corro via trafelata, in tempo per godermi la premiazione!

https://danielaalibrandi.wordpress.com/2018/05/17/concorso-romanzi-in-cerca-dautore-serata-finale-al-salone-del-libro-di-torino/

“Delitti fuori orario” è stato poi pubblicato nel 2020 da Ianieri Edizioni e ha dato origine alla premiata trilogia con i successivi romanzi. Nel 2021 il libro è stato premiato con Segnalazione premio speciale giallo noir al concorso letterario Città di Grottammare e ospitato allla trasmissione Lo Scaffale del Tg Lazio Rai3, oltre che in altri prestigiosi palinsesti.

Il seguente è il link diretto alla trasmissione Lo Scaffale di Rai 3 a cura di Rossana Livolsi

https://www.youtube.com/watch?v=e0L1gB5S39E

Il link all’articolo sulla trasmissione:

https://danielaalibrandi.wordpress.com/2021/05/09/delitti-fuori-orario-a-lo-scaffale-del-tg3/

Dove acquistare Delitti fuori orario:

https://danielaalibrandi.wordpress.com/2020/09/20/dove-acquistare-delitti-fuori-orario/

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Ora lo so, stavolta scriverò un capolavoro!


Eccomi di ritorno dal Centro Traumatologico! Banale incidente domestico con frattura del radio. Evvabbe’ se, come mi ricorda il mio amico lettore con la foto in copertina, ho cominciato a scrivere il mio primo amatissimo romanzo dopo una disavventura tanti anni fa.

Infatti ho iniziato la scrittura di “Nessun segno sulla neve” dopo un incidente molto tempo fa, e i critici letterari l’hanno definito Il romanzo scritto con la mano sinistra, quella del cuore. Quindi, niente paura, stavolta tirerò fuori un capolavoro!

Comunque amiche e amici che mi seguite, le vostre mail mi fanno sempre un immenso piacere, a maggior ragione in questi giorni di “infermità”. Scrivetemi all’indirizzo che è nei contatti e che riporto di seguito per comodità daniela53.alibrandi@outlook.it se avete consigli, domande o semplici saluti.

Nel frattempo ho in mente di animare questo periodo rivelando quello che non ho mai raccontato sul backstage dei miei romanzi. A proposito, leggete quelli che non avete ancora conosciuto, in attesa della prossima incredibile, terrificante, toccante, avvolgente trama.

Un abbraccio grandissimo,

Daniela

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