Eventi, LE NEWS

Un evento indimenticabile quello del 20 marzo presso la Biblioteca della Camera dei Deputati!


Ecco alcuni momenti irripetibili vissuti presso la Biblioteca della Camera dei Deputati. Con il mio libro “Una morte sola non basta” (Del Vecchio Editore), infatti, ho preso parte al prestigioso evento organizzato dalla FUIS, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, indetta dall’UNESCO.
Il mio ringraziamento va alla FUIS e agli organizzatori dell’evento, intenso e indimenticabile!

Il link allo streaming ufficiale a fondo pagina…

Divertente il dialogo con il Presidente della Fuis prof. Natale Rossi. Tante e interessanti le letture dei poeti presenti. Una serata magnifica all’insegna della cultura e dell’arte!

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Ecco il link allo streaming ufficiale. Il mio intervento è dal minuto zero in poi:

http://www.fuis.it/giornata-mondiale-della-poesia-2019-fuis-biblioteca-della-camera-dei-deputati-parte-2/video1-8-476-325834505?fbclid=IwAR30lk5tn9IhvBI0HgATtvSSlsEbjqn-Ubbtin5x5woWaxYsFzWoVvyEe-o

http://www.delvecchioeditore.com/libro/cartaceo/227/una-morte-sola-non-basta

 

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LA STAMPA, LE NEWS, UNA MORTE SOLA NON BASTA - Rassegna stampa

Da Webcomunicazioni un bellissimo articolo sull’evento del 20 marzo


In occasione della celebrazione della Giornata Mondiale della Poesia proclamata dall’UNESCO, la scrittrice noir Daniela Alibrandi ha presentato lo scorso 20 Marzo 2019, presso la Biblioteca della Camera dei Deputati in Roma, “Una morte sola non basta”, sua ultima fatica letteraria edita da Del Vecchio Editore.

Nel corso dell’appuntamento, organizzata dalla Federazione Unitaria Italiana Scrittori (FUIS), alcuni autori hanno letto poesie e brani tratti dalle loro ultime pubblicazioni, tra questi anche la nostra la scrittrice Daniela Alibrandi che – oltre ad “Una morte sola non basta” – ha già pubblicato molte altre opere, tra le quali: “Nessun segno sulla neve” (Premio Circe 2013), “Un’ombra sul fiume Merrimack” (Novel Writing 2012), “Il Bimbo di Rachele”, “Il Vaso di Bemberly”, “Quelle strane ragazze” (Premio Perseide 2014), “Quella improvvisa notte a Venezia” ed “I doni della mente” (antologia di racconti vincitori di premi letterari nazionali).

Inoltre, lo scorso anno, con il suo inedito “Delitti fuori orario”, l’autrice Daniela Alibrandi è giunta finalista al prestigioso concorso Mondadori “Romanzo in cerca d’autore”. Tre dei suoi lavori sono disponibili nelle edizioni inglesi ed i suoi primi due romanzi sono in catalogo presso l’Italian European Bookshop di Londra.

 

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Quello che le donne non dicono…filmati, foto, letture e ricordi indelebili…


La trasmissione di Telesantamarinella.tv

Emozioni intense  in occasione della conferenza su “Quello che le donne non dicono” tenutasi presso la Biblioteca Civica di Santa Marinella l’8 marzo scorso. In un clima amichevole e immediato, con un pubblico raffinato e attento, i temi trattati sono stati di grande interesse. Il percorso della donna nella storia sociale contemporanea, che tratto in molti dei miei libri, il femminicidio, il femminismo e molto altro. Hanno presenziato al convegno la consigliera per le pari opportunità Claudia Calistri e il consigliere Pierluigi D’Emilio. L’incontro è stato animato dalle appassionate letture di Eleonora Ortolani, del circolo letterario “Equilibri sopra le righe”, l’esibizione della giovane e bravissima violinista Camilla Crisostomi e l’ineressante intervento della prof.ssa Celani. La poesia “Sorridi” di Alda Merini, letta da Alessandra de Antoniis, ha chiuso l’incontro, emozionando il pubblico presente.

Di seguito alcuni video amatoriali.

Alessandra De Antoniis recita la poesia di Alda Merini “Sorridi”, emozionando il pubblico

Eleonora Ortolani legge un brano tratto da “Nessun segno sulla neve”(Universo Edizioni), Premio Circe 2013. Il libro tratta di emancipazione femminile e violenza in una storia complessa che affonda le radici nel ’68 romano.

Tengo a dire che “Una morte sola non basta” (Del Vecchio Editore), è considerato dalla critica un grande romanzo neo realista e che verrà presentato il 20 marzo alle ore 15.oo presso la Biblioteca della Camera dei Deputati. Nel libro vengono trattati argomenti delicati come la violenza sui minori e il percorso dell’emancipazione femminile.

Le bellissime letture di Eleonora Ortolani da

“Una morte sola non basta”

 

 

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Eventi, LE NEWS

“Una morte sola non basta” alla Biblioteca della Camera dei Deputati


Collegatevi in diretta streaming mercoledì 20 marzo alle ore 15.00 al link http://www.fuis.it. Nel prestigioso contesto della Biblioteca della Camera dei Deputati, infatti, sarò con il mio libro “Una morte sola non basta”, Del Vecchio Editore, tra gli autori che presenteranno le proprie opere. L’evento, organizzato dalla FUIS in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, indetta dall’UNESCO, verrà trasmesso in diretta dalla web tv.

Una grandissima soddisfazione, che dedico ai giornalisti, ai lettori e ai recensori che hanno apprezzato lo spessore letterario del romanzo. Vi invito quindi a collegarvi in diretta e a vivere insieme a me la magia di un’occasione strepitosa!

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https://www.facebook.com/Una-Morte-Sola-Non-basta-1665854637074596/

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LE NEWS

Dedicato alle donne che hanno visto svanire la gioventu’ e sfiorire la propria bellezza


C’ERA UNA VOLTA UNA DONNA BELLISSIMA

“C’era una volta una donna bellissima, dai lunghi capelli neri e due occhi talmente grandi che guardandoli si riusciva persino a entrare nella sua anima. Il suo sorriso era una brezza che raggiungeva il cuore, le sue mani morbide carezzavano in modo sublime e le sue labbra si nutrivano di me, baciandomi.” Il suo profumo pervadeva tutta la casa e le ninne che mi cantava continuavano a cullare i miei sogni, fino al mattino. Era bello stare con lei, insieme vedevamo sorgere il sole, trascorrere il giorno e giungere la notte, sempre vicine. Le pappe, le nenie, l’odore del suo latte, le favole che parlavano di un mondo lontano, ma che lei riusciva a rendere vicino e possibile. Inebriante era scoprire che l’Universo, attraverso i suoi occhi, era un orizzonte luminoso dove tutti i nostri desideri si sarebbero potuti realizzare. Un rincorrersi infinito di fate e di gnomi che sembravano materializzarsi, rendendoci parte della loro infallibile magia. E la donna bellissima, meravigliosa volgeva il suo sguardo felice a me e al mio crescere armonioso.

Tutto questo festoso entrare in innumerevoli castelli incantati, si fermò nel giorno in cui una strega cattiva fece sì che vedessi la donna bellissima, ancora prima dell’alba, pronta a uscire, indossando un grembiule grigio e con i lunghi capelli raccolti in una cuffia bianca.

“Dove vai?” stentai, cercando di far uscire le mie prime sillabe, una domanda che lei intuì solo dal mio sguardo di infante.

Era bellissima quella donna, anche con il grembiule che mortificava le sue forme e la cuffia che nascondeva la sua folta chioma. Mi rivolse un sorriso, meno vibrante di quelli a cui ero abituata, quasi triste.

“Sei grande ora, io torno in fabbrica, tra poco viene la vicina”. Un bacio veloce e leggero sulla mia fronte impallidita. Sola, mi lasciava sola senza più magie da creare! Tentai a lungo di richiamare le mie amiche fate, per far realizzare l’unico desiderio che sentivo crescere a dismisura in me, quello cioè di averla ancora vicina. I castelli incantati erano crollati sotto i colpi di quell’unica realtà, lei andava al lavoro, anche se io non ero grande, non parlavo ancora e non sapevo neppure nutrirmi. E doveva farlo per darmi da vivere. Così giorno dopo giorno, ogni mattina, senza pietà, prima dell’alba lei doveva lasciare il caldo del nostro letto e anche se pioveva o nevicava, oppure tuonava forte, lei doveva andare e nei suoi occhi senza futuro si vedevano le lacrime che non sarebbero mai uscite. Io temevo che non sarebbe più tornata a scaldare le mie notti.

“Quando torni?”

Uno sguardo furtivo, senza più sorridermi.

“Presto, molto presto!” Ma presto non era mai, anzi gli orari si allungavano, c’era la crisi, bisognava lavorare di più per non perdere quel niente che si aveva. Quando c’era lei era solo notte, non vidi più i raggi del sole filtrare attraverso i suoi capelli, che ora erano corti e più radi. La pelle morbida e radiosa, che io ricordavo, si avvizziva ogni giorno di più e i suoi occhi non erano poi così immensi. La sera riusciva a cantare solo una strofa delle mie ninne, perché lei era stanca. Il suo profumo era sparito e dalle sue mani, con la pelle ormai ruvida e martoriata, si indovinava solo il terribile olezzo della trielina.

Povera donna bellissima! Nella fabbrica di ottica le avevano assegnato il lavoro più difficile. Le lenti di vetro arrivavano su di un nastro che scorreva veloce, una dopo l’altra e lei, veloce più di loro, doveva lavarle nella trielina, collaudarle alla luce di una lampada, preparare la scatoletta di cartone e incartare ogni lente, tutto prima che arrivasse quella successiva. Se lei non avesse compiuto tutti quei gesti in pochi secondi, la lente in arrivo sarebbe caduta in terra e l’avrebbe dovuta pagare lei, con il suo già misero salario. Sarebbe mai potuta tornare ad essere bellissima quella donna? Disperata mi dicevo che no, non le sarebbe più stato possibile. Ora era soffocata dal tanfo della trielina e aveva gli occhi perennemente arrossati a causa degli acidi, i cui vapori invadevano tutto l’ambiente dove lavorava.

Crescevo e mi ponevo molti interrogativi. A volte, mentre mangiavo ciò che lei mi cucinava, trovavo il momento opportuno per farle delle domande:

“Al lavoro non usi i guanti?”

Lei mi guardava nel modo dolce che me la faceva riconoscere.

 “All’inizio me li hanno dati, ma con l’utilizzo degli acidi si sono presto consumati e ce ne volevano altri, che la ditta non forniva. Ridotti in quel modo non mi facevano avere la necessaria presa sulle lenti e, dopo che me ne erano scivolate alcune, che ho dovuto ripagare io, non li ho più usati”.

 Intanto stava sfornando un dolce alle mele, me lo cucinava sempre la domenica, così avrei avuto la colazione per tutta la settimana. Non avevo il coraggio di dirle che alla fine degli avidi bocconi, mentre schiacciavo tra i denti i pinoli e le mele, sentivo sempre aleggiare nell’aria quell’alito inconfondibile e nauseante, amaro e mortale di trielina, che inspiegabilmente aveva invaso anche casa nostra.

“Hai sempre gli occhi rossi, non puoi proteggerli?” chiedevo fissando dritta il suo sguardo stanco. Rifletteva mentre, con un sorriso spento rispondeva:

 “Sì, all’inizio usavo una mascherina di plastica, che si è rigata presto e, collaudando le lenti, devo essere certa che su di esse non ci siano venature, così non l’ho più utilizzata”. Le sue risposte mi ferivano, perché erano logiche, ma terribili. Per poter assicurare il suo lavoro era costretta a non difendersi dalle insidie degli elementi che la circondavano, era come percorrere un cerchio dal quale non si usciva mai.

Intanto io vedevo lei, il mio unico bene, sfiorire mentre immolava la sua gioventù e la sua bellezza su quell’altare pagano che era la produzione, una catena di montaggio infinita che, se misurata in tutta la sua lunghezza, avrebbe steso un nastro cigolante dalla terra fino alla luna. Il lavoro che schiacciava, senza soddisfazione per chi lo compiva, inteso come unico mezzo per sopravvivere.

Era dolce quella donna, mentre cuciva nella notte tra il sabato e la domenica qualcosa per vestirci.

“Tu devi studiare, i soldi ci servono per acquistare i libri, non avrai la mia stessa vita!” mi diceva con un guizzo di orgoglio che le illuminava, distendendoli, i lineamenti contratti e inumidiva di emozione il suo sguardo “Tu avrai un uomo che ti rispetterà e ti sposerà, non come me che sono stata usata e lasciata sola!”

“Chi era mio padre, mamma?” ebbi il coraggio di chiedere una volta alla donna che era un tempo bellissima.

Tossendo, distoglieva lo sguardo dal cucito e sorrideva come persa in un sogno.

“Era bello, aveva i capelli rossi e gli occhi verdi come te e le lentiggini sparse su tutto il corpo, come quelle che hai sul nasino”. Era ancora innamorata la mia mamma, si vedeva da come parlava di quell’uomo di cui non mi voleva dire altro. Era alto, magro, buono, dove avrei potuto vederlo, almeno per una volta? Queste erano le domande che lei, con uno sguardo fermo e fiero, mi imponeva di non farle.

C’era una volta una donna bellissima, dagli occhi enormi che a guardarli si entrava nella sua anima. Un giorno in quegli occhi entrò qualcosa che non avrebbe mai dovuto raggiungerli, una raffica implacabile di frammenti di vetro sparati dal sistema automatico impazzito. Seduta accanto a lei nella corsia d’ospedale, mentre le tenevo la mano sentivo che piangeva e la sua disperazione non era solo per ciò che le era capitato, ma per il sogno che doveva abbandonare e che mi riguardava. Era come se nella realtà che le si prospettava, nella quale forse non avrebbe più potuto vedere, l’unica cosa che le doleva non poter osservare erano le immagini che riguardavano il mio futuro, così come l’aveva sognato lei. Tossiva e piangeva e la mia mano stretta alla sua non faceva altro che peggiorare la sua tristezza.

Non vivrà a lungo la mia donna bellissima, me lo ha detto oggi il dottore. Quella tosse è dovuta ai danni riportati dai suoi polmoni, esposti per troppo tempo agli acidi e alla polvere di vetro.

“Non c’erano i filtri nella fabbrica dove lavorava sua madre?”

“No, funzionavano dei ventilatori, così mi ha sempre detto, ma la polvere di vetro ricopriva tutti i tavoli, anche quello dove mangiava insieme agli altri operai, vicino alla catena di montaggio!”

“Purtroppo i ventilatori non sono stati sufficienti, mi dispiace!”.

“C’era una volta una ragazza carina, con i capelli rossi, gli occhi verdi e le efelidi sul naso, che aveva creduto un tempo agli gnomi e alle fate. Un giorno prima dell’alba, mentre fuori tuonava, chiuse i suoi libri in un cassetto, dove di solito si ripongono i sogni. Lentamente indossò un grembiule grigio, nascose nella cuffia bianca i suoi riccioli ramati, gettò uno sguardo al letto caldo che, sfatto, l’avrebbe attesa fino a tarda notte, aprì la porta e uscì sotto la pioggia.”

                      *   *   *

Questo racconto ha partecipato a un impoprtante concorso letterario nazionale, organizzato dall’INAIL, che riguardava la sicurezza sul lavoro delle donne. E’ stato pubblicato su molte riviste tra cui l’Ortica del Venerdì e un mensile della RAI. Fa parte dell’Antologia “I doni della mente”

I doni della mente” in ebook e libro cartaceo

 

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Eventi

Quello che le donne non dicono…


Venerdì 8 marzo, presso la Biblioteca Civica A. Capotosti di Santa Marinella, alle ore 16.00, parleremo insieme di “Quello che le donne non dicono”. Sarà l’occasione per dialogare e rifllettere su temi di grande attualità attraverso un’originale e insolita analisi. Lo stimolante dibattito sarà accompagnato dalle piacevoli letture di Eleonora Ortolani e dall’esibizione della violinista Camilla Crisostomi. Non mancate!

Al seguente link il video integrale di Telesantamarinella:

https://www.facebook.com/telesantamarinellatv/videos/317513005618616

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LE NEWS

A Roma il lancio della terza ristampa


“Nessun segno sulla neve” (Premio Circe 2013), Edizioni Universo, giunto alla sua terza ristampa, è disponibile in promozione nelle seguenti librerie di Roma e ordinabile nelle librerie e negozi online:

A TUTTO LIBRO:

Via acquedotto del Peschiera, 118 – Roma nord, 80

ALTRO QUANDO:

Via del Governo Vecchio, 80 – Roma centro

ARION PRATI:

Via PIER Luigi da Palestrina, 1 – Roma prati

ASSAGGI:

Via degli Etruschi, 4 – Roma est

Per chi desiderasse riceverlo direttamente a casa, questi sono i contatti telefonici della casa editrice:

06.9941736

339.2864551

L’ebook è disponibile in Amazon al seguente link:

https://www.amazon.it/NESSUN-SEGNO-SULLA-Nuova-Edizione-ebook/dp/B01M4JNG4V/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1551772511&sr=1-1&keywords=nessun+segno+sulla+neve

Buona Lettura!

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