Vi aspetto giovedì 8 dicembre al Roma Convention Center La Nuvola. Sarò presente dalle 15:00 alle 16:00 presso lo stand B55, Ianieri Edizioni, per il firmacopie dei romanzi che compongono La Trilogia Romana, così come è stata definita in occasione dello scorso Salone del Libro di Torino. I tre romanzi, pubblicati nella collana editoriale Notturni, offrono storie autonome e non collegate tra loro. In comune hanno le ambientazioni e la squadra che indaga sui misteriosi delitti.
In una Roma inconsueta, fotografata nella realtà degli anni Ottanta, si muove la squadra del commissario Riccardo Rosco per cercare di risolvere crimini inspiegabili. Le ambientazioni sono palpabili e spesso sconosciute agli stessi romani, come il dedalo di sotterranei del quartiere Prati, in “Delitti fuori orario“, o quelli della città del Vaticano, in “Delitti negati nei sacri sotterranei”, e gli anfratti dell’antico Rione Monti, in “Delitti Postdatati”.
Le coinvolgenti trame hanno ottenuto anche l’attenzione della RAI, che le ha proposte in importanti trasmissioni letterrie, come Lo Scaffale del TGLazio RAI 3 o Incontri d’autore di Rai Radio 1, a cui metto di seguito i link:
Vi aspetto quindi con molto piacere e, se già possedete uno dei miei romanzi, raggiungetemi, sarò felice di apporvi la mia dedica!
Vi ricordo che alla Fiera Piùlibripiùliberi, pesso lo stand E50 di Del Vecchio Editore è in mostra anche il mio intramontabile romanzo “Una morte sola non basta”, che come sapete è stato presentato alla biblioteca della Camera dei Deputati ed è inserito, in edizione italiana, nel catalogo delle biblioteche statunitensi di Harvard e di Yale.
Da alcuni giorni il mio giallo “Un’ombra sul fiume Merrimack” è tornato a scalare la vetta dei best seller di Amazon e Kobo. In particolare oggi si trova al dodicesimo posto della classifica di Kobo. Una bella soddisfazione, che conferma la particolarità di cui godono alcuni miei romanzi, quelli che io amo definire i Long Seller. Libri usciti già da qualche anno, che suscitano sempre l’interesse dei lettori, che ringrazio di cuore.
La mia storia personale si intreccia con quella del romanzo. Infatti, la cittadina nella quale è ambientato il giallo è quella dove ho vissuto negli Stati Uniti per un periodo significativo della mia adolescenza. Il romanzo, la cui drammatica trama è di pura fantasia, è stato tradotto in inglese con il titolo di “A Shadow on Merrimack River”. I miei ex compagni di scuola hanno avuto modo di leggerlo e mi hanno rintracciato per dirmi quanto il romanzo li avesse riportati a quella realtà. Il quartiere di Goffs Falls per come l’ho descritto io, con la scuola e la chiesa, non esiste più, poichè è stato demolito per ingrandire l’area aeroportuale di Manchester. Ed avevano trovato talmente intenso e reale ricamminare per quelle strade e in quegli ambienti che alcuni di loro sono venuti in Italia solo per riabbracciarmi. Abbiamo trascorso alcuni giorni insieme ospiti dello stesso hotel, esperienza che annovero tra le più emozionanti della mia vita!
“Non ebbe neanche un attimo di sospetto, anzi, prima di entrare nello spogliatoio, mi guardò sorridendo dicendomi un sincero “Grazie Dustin”. Ma, varcata la soglia, c’era Nuccio dietro la porta che la afferrò immediatamente per i capelli e la spinse in terra dicendole a denti stretti: – Ciao Milena! – Lei tentò di gridare e di dimenarsi, ma io la tenni ferma finché lui le mise un bavaglio sulla bocca e una cinta per i libri stretta sulle mani. Io non capivo più niente, eseguivo solo gli ordini di Nuccio, mentre il grido strozzato di Milena si perdeva nella mia mente.
– Forza, adesso levale le mutande! – e mentre lei cercava di non divaricare le gambe io, con tutta la mia forza, tirai su la sua tunichetta e le sfilai le mutandine. Lei cominciò a piangere, i suoi occhi erano iniettati di sangue, le sue mani strette e livide erano giunte come in una preghiera. Fu lì che vidi il suo pube nudo, mentre si dimenava, aprirsi e chiudersi e infine chiuso, in una estrema difesa, dalle gambe che serrava con forza. Il bavaglio si sfilò e lei non riusciva più neanche a gridare.
– Non mi fate anche questo, vi prego! – La sua voce mi risvegliò come da una profonda ipnosi. Io la volevo, l’avevo sempre voluta, ma non così!
– Dai Francesco che aspetti! È una vita che mi rompi i coglioni con Milena, ’sta zoccola. Sbrigati spaccala e così ti levi lo sfizio! – Milena cominciò a chiamare forte Roberto e Nuccio:
– Chiama, urla, è proprio lui che mi ha dato il via libera, di te non ne vuole più sapere, te l’ha mai detto? – Milena, con la tunichetta alzata fino ai fianchi, con il pube di fuori, indifesa, sembrò aver ricevuto una coltellata e continuò solo a piangere dicendo:
– Vi prego…vi prego, – la sua voce si era affievolita e non aveva più forze. In quel momento sentii di non poter andare avanti e gridai.
– No, Nuccio, lasciamola! – ma lui, sorpreso dal mio grido urlò:
– Ma che cazzo di stronzo sei?! – Mi guardò con i suoi occhi scuri, che in quel momento erano avidi e malvagi….”
Da “Nessun segno sulla neve” (Ediizoni Universo) Premio Letterario nazionale Circe 2013
Nella Giornata Internazionale dei Diritti dell‘Infanzia, è bene ricordare che ci sono stati degli anni a noi vicini, nei quali non si prestava particolare attenzione ai disagi dei bambini. Molto più semplicemente il loro malessere veniva intercettato e indrizzato verso le classi differenziali o addirittura le scuole speciali.
“Una morte sola non basta” (Del Vecchio Editore) è dedicata proprio all’infanzia negata di quella generazione. In uno spaccato di vita della nostra società, spicca una Roma fotografata nella semplicità degli anni Cinquanta, nel passaggio al boom economico dei Sessata per terminare nelle contraddizioni degli anni Settanta.
La trama segue in modo parallelo la vita di due bambine, nate negli anni Cinquanta, vittime di due tipi diversi di violenza domestica, una fisica e l’altra psicologica. Il destino le farà incontrare poco più che adolescenti
SINOSSI
Roma, anni Cinquanta. L’Italia si sta lasciando alle spalle l’orrore della guerra, e si avvia a grandi passi verso gli anni del boom economico. Due uomini si incontrano su una panchina dell’ospedale San Camillo. Due storie si incrociano per pochi minuti per poi proseguire parallele e distanti. Anni Settanta. Il sogno del “miracolo italiano” lascia il passo alle contraddizioni e ai fermenti della rivoluzione sociale e dei movimenti giovanili. Due ragazze, poco più che adolescenti, si conoscono. Segnate, ognuna a sua modo, dalla violenza e dal silenzio di chi avrebbe dovuto proteggerle, continuano a collezionare errori e profonde delusioni. Nell’amicizia che si instaura, riconoscono entrambe la possibilità di un reciproco riscatto, che porterà a un epilogo imprevedibile. Sullo sfondo, si staglia la città eterna in continuo mutamento, che con le sue atmosfere e i suoi linguaggi commenta le fragilità e le contraddizioni di un’intera epoca e del Belpaese. In una narrazione limpida, senza artifici, che si sviluppa in un crescendo ininterrotto, seguiamo Ilaria e Michela in un impietoso viaggio alla scoperta della costruzione del male, che nulla concede all’ipocrisia o all’ipotesi d’innocenza.
Da pag. 134:
“La bimba non si accorse di nulla. Anche se sbuffò un paio di volte, continuò a dormire tranquilla, non sapendo che quello strano movimento, che la sua mente stava registrando facendole sognare di tirare su e giù le orecchie del coniglietto, segnava la fine della sua breve e tormentata infanzia”
Nell’appendice del romanzo un prezioso compendio riassume le leggi e i fatti salienti che hanno modificato la società italiana, correggendo anche quello che era il ruolo della donna e della mamma nella famiglia italiana, costretta a tacere perfino di fronte all’evidenza di fatti scellerati.
Il romanzo è stato presentato anche alla biblioteca della Camera dei Deputati, inserito in edizione italiana nel catalogo delle biblioteche universitarie statunitensi di Harvard e Yale ed è in esposizione permanente alla mostra internazionale Fiera Italiana dello Scrittore, del libro e del Lettore.
Inizia a Milano la manifestazione letteraria Book City. Non dimenticate di seguire Morellini Editore. Nello spazio Labò e in libreria troverete il mio “Viaggio a Vienna”, che è stato segnalato dai circoli letterari italiani come uno dei più bei libri del 2020 e inserito nel Torneo Robinson di Repubbica 2021. Ospite di trasmissioni RAI, tra cui Incontri d’autore, e di settimanali, come L’Ortica e Mio, nonchè di periodici RAI, come Nuova Armonia, il romanzo è senz’altro da non perdere!
Mettere mano ai vecchi ricordi può scatenare una miriade di sentimenti, tra cui una sottile e lacerante nostalgia. Il pezzo che ho ritrovato è dedicato all’amore vero, a come riconoscerlo e, nelle ultime righe, vi si legge quasi un presagio.
“E sono stata dinnanzi a te come davanti a un bel dono. Tu sei tutto ciò che non ho mai avuto. Sono stata a guardarti per ore e ore come si guarda una pietra preziosa o una perfetta statua bianca, ti ho respirato accanto sospettosa, per vedere il tuo calore, chiedendomi se tu eri tutto per me come niente è mai stato tutto per me. E sono stata a sfiorarti per lunghi istanti con la paura di vederti sparire, come spariscono i sogni e i fuochi e i meravigliosi odori della vita. Pensavo ai miei desideri di bambina mai realizzati, alla paura delle bambole, al bisogno di tanto calore. Pensavo a lui che se ne è andato, alle mille visioni che ho veduto finire ed avevo paura di perderti come si perdono i minuti, e il sangue.
E sono stata a chiederti l’amore come si chiede l’acqua al sole, il caldo al freddo e la vita alla morte. Sono stata accovacciata vicino a te per darti quello che mi chiedevi. E ora tu mi guardi ed io ti guardo, e ti do tutto l’amore che posso darti, e comincio a credere che tu sei tutto per me, come ti avevo sempre sognato. E per sempre starò con te, per vederti ridere, piangere, godere, addormentandomi con te per trasformare quella che è la morte in un sonno caldo e tranquillo.”
L’antologia “I nuovi racconti”, ora in fase di realizzazione, comprenderà anche i miei scritti ritrovati
Si sa, dopo un dolore grande come la perdita della persona amata è importante cercare di andare avanti. Ed è dura, una disperazione di cui non si riesce a definire la profondità. Poi però vicino hai le persone che ti amano e non vogliono perderti, che sono capaci di lasciare anche la propria famiglia per starti vicino e aiutarti nel difficilissimo momento della “ripartenza”.
Ed ecco che in una uggiosa e triste mattina di novembre Rosaria, la mia compagna di banco del liceo, che farei meglio a definire la compagna di banco della mia vita visto che non ci siamo mai allontanate, lascia tutti e mi porta con sè alla scoperta di Livorno. Perchè propio quella città? E’ stata la mia prima tappa del viaggio di nozze col mio grande amore. Una luna di miele di altri tempi, quando non si sceglievano facilmente mete come le Maldive o le Fiji, ma ci si inoltrava nella meraviglia delle nostre città, nella loro storia e cultura e, non per ultimo, nella loro cucina tipica. All’epoca, non avevo ancora ventiquattro anni, Livorno per me fu solo la sosta di una notte, colma di emozioni e di amore, il primo albergo dove entrai come la signora di un uomo che mi ha amato per il resto della vita. Quella sera mangiammo il cacciucco e il giorno successivo partimmo alla volta delle più importanti città italiane, senza visitare quel gioiello. “Poi ci torneremo con calma”, abbiamo detto, ma nei nostri viaggi successivi l’abbiamo sempre sfiorata, senza visitarla.
Ed ora posso dire di averla finalmente conosciuta, con l’affetto profondo di una persona che mi è vicina da sempre, tra ricordi, lacrime e dialoghi infiniti sulla vita, la morte, l’eternità dei sentimenti, la necessità di continuare. Proprio come quando all’ultimo banco ci confidavamo i più intimi segreti senza alzare il tono della voce per non essere cacciate fuori dall’aula, quasi sussurrando nelle chiese visitate abbiamo ripercorso le nostre dolcissime disperazioni di allora, confrontandole con quelle laceranti di oggi, nello scenario a volte luminoso, a volte terribilmente buio che la vita ci riserva. Giorni importanti nei quali ho scoperto ciò che ancora non conoscevo dell’amicizia e della vicinanza, qualcosa che con delicatezza e consapevolezza mi ha preso per mano, portandomi fuori dall’isolamento, mostrandomi che il vuoto resterà sempre, ma anche il sole che ogni mattina rinasce, pure per me.
Con la descrizione sapiente di una bravissima guida turistica, come Francesca, abbiamo conosciuto gli aspettti più nascosti della città, divertendoci con i termini di Labronico e Scalandrone.
Il mercato coperto, antica e imponente struttura dove si trova di tutto, come la ragazza magra amante della carta, che lavora delle creazioni molto originali, o il King of Pasta, conosciuto in tutto il mondo per la vasta e autentica produzione di pasta fresca. Il mercato coperto è, per superficie, il più grande d’Europa e offre anche dei localetti all’aperto dove gustare piatti tipici.
Il Novecento è stato un secolo interessante, come lo è la struttura alberghiera che si ispira a quel periodo. A me è toccata la stanza dedicata a Eleonora Duse, ricca di antichità e dettagli che ho voluto riprendere. Non è mancata la colazione servita in camera, dove sono riuscita anche a prendermi in giro, riflessa in quella che poteva essere la toeletta di Eleonora Duse:
Livorno, divenuta Città delle Nazioni nel ‘600, mostra il suo carattere cosmopolita soprattutto nella Via della Madonna, dove a breve distanza si trovano la chiesa della comunità Armena, quella dei Greci Uniti, la chiesa della Madonna dei Francescani e la Sinagoga. Suggestiva la facciata della chiesa degli Olandesi, ripresa di notte.Una targa nella Parrocchia Santa Elisabetta Anna Seton ricorda la conversione dell’americana che, nel 1804, partì dall’America per portare al marito, gravemente malato, l’acqua miracolosa di Livorno. Nonostante tutto non riuscì a salvarlo, una storia che mi ha toccato da vicino ed emozionato profondamente:
Il giro turistico non poteva escudere la Fortezza Vecchia e le pittoresche fontane, con la statua dei Quattro Mori, dei quali da una particolare angolazione sono riuscita a prendere il naso. E anche noi, inseguite dai Mori, abbiamo fotografato il nostro naso:
Interessante visitare la casa di un ricco mercante di Livorno, un palazzo, ora adibito ad uffici, che comprendeva anche i magazzini siti al livello dell’acqua, per lo scarico delle merci, che arrivavano attraverso i canali della Venezia Nuova:
E infine il bel giro in battello per i canali della Venezia Nuova, un effetto laguna che riproduce in pieno gli scenari veneziani:
E alcune chicche per finire:
Nella chiesa di Santa Caterina è allestito un presepe permanente con 140 stelle in cielo in ricordo delle vitttime della Moby Prince, i cui nomi sono riportati in un elenco davanti al presepe.
La statua di San Giovanni Nepomuceno, sul ponte della Madonna. Si dice che il santo non volle tradire un segreto avuto in confessione, riguardante un nobile adulterio, neanche se sottoposto alle peggiori torture, fino all’annegamento.
Ed eccoci, siamo sempre noi, le chiacchierone dell’ultimo banco