“Nessun segno sulla neve” è stato il mio primo romanzo, scritto in un momento per me molto difficile. Ero ferma a letto per un infortunio, non sapendo quale sarebbe stato l’esito del trauma. Un lavoro da seguire, una casa da mandare avanti, i figli da crescere… eppure proprio in quel momento ho avuto l’ispirazione che mi ha portato a voler scrivere il romanzo, quello che ha aperto la via alla mia nuova vita. Da allora ne ho scritti molti di libri, ho conseguito significativi successi, ma “Nessun segno sulla neve” occupa sempre un posto speciale nel mio cuore. E’ per questo che l’emozione è ancora più grande quando, a distanza di anni dalla sua uscita, ricevo una recensione come quella che Aessia Moricci mi ha inviato due giorni fa. E’ la conferma che “Nessun segno sulla neve” non finisce mai di stupire!
“Nessun segno sulla neve” è un romanzo tra passato e presente, con un finale spasmodico ed inaspettato, che racconta la storia d’amore di un uomo maturo, un medico affermato e rispettabile, eppure cinico e disilluso, per una donna, Milena, amata platonicamente durante gli anni di liceo e rincontrata grazie a facebook. Il protagonista da anni trasgredisce le regole della famiglia, vivendo una doppia vita: in apparenza ha una vita perfetta, con una moglie devota, dei figli amorevoli, un’ottima posizione sociale, di nascosto frequenta altre donne e ha come amante fissa la segretaria del suo studio privato. Francesco, questo il nome del protagonista, vive in uno stato di perenne insoddisfazione interiore che lo conduce a ricercare la sua vecchia compagna di liceo e suo primo amore, Milena. Ma da questo momento in poi la sua vita cambierà per sempre.
Il romanzo è una narrazione a due voci, la voce principale di Francesco, che alterna il racconto del presente ai ricordi dei tempi del liceo, e la voce di Milena, in corsivo, che scrive una sorta di diario. Attraverso i ricordi del protagonista, il lettore può addentrarsi nelle atmosfere della contestazione studentesca, è infatti sul finire degli anni Sessanta che Francesco conosce Milena e se ne innamora perdutamente. Purtroppo, però, accanto a Milena c’è la presenza di un altro giovane, Roberto, ed avvengono alcuni fatti tragici, legati alle lotte studentesche tra le opposte fazioni di destra e sinistra, che determineranno il definitivo allontanamento di Francesco da Milena. Tra memoria personale e rievocazione storica, il romanzo ha una svolta quando il rapporto con Milena riprende e si concretizza come storia d’amore vissuta appieno ai giorni nostri, ma niente è come sembra. A questo punto infatti il libro volge al thriller, lasciando veramente stupefatti i suoi lettori: l’autrice li riesce a cogliere di sorpresa, non facendo presagire nulla di quanto accadrà, e lo stupore finale del lettore è anche lo stupore del protagonista, in virtù del meccanismo psicologico dell’identificazione e del rispecchiamento.
Pur non essendovi un giudizio morale dell’autrice sui personaggi del libro, implicitamente si può ravvisare un monito, e cioè che le relazioni vanno maneggiate con cura, non sempre essere cinici è conveniente, e bisogna sempre cercare di mettersi nei panni altrui. In fondo nel libro si parla di libertà, la libertà tanto agognata nel ’68, con slogan come “vogliamo tutto e subito”, “vivere senza fermarsi mai e godere senza freni”. Ma “la nostra libertà finisce dove inizia la libertà degli altri”, sembra quasi volerci dire Daniela Alibrandi, tra le pieghe di questo suo avvincente romanzo noir.”