Di seguito potrete leggere ciò che mi ha scritto una lettrice del libro “Nessun Segno Sulla Neve”. L’emozione che la lettera mi ha fatto provare è indescrivibile, anche per me che amo analizzare le innumerevoli sfaccettature dei sentimenti umani. Per un autore il cerchio si chiude solo con il feedback dei suoi lettori, del suo pubblico e la profondità, la delicatezza delle parole che leggerete sono state la miglior risposta che potevo avere.
Cara Daniela, sono stata a lungo combattuta se scriverti una recensione o una lettera. Ho poi deciso per quest’ultima perché non è della trama del romanzo o della costruzione dei personaggi che ti voglio parlare, ma delle mie emozioni, quelle che il tuo libro mi ha suscitato. Come iniziare? Forse da quella sensazione che mi ha legato e imprigionato davanti alle pagine, da quel profondo senso di autenticità che ho percepito fin dalle prime righe. Il tuo modo di scrivere non è artificioso, la “mano dell’autore” (per questo ancor più magistrale) è talmente eclissata che si è immersi nell’animo dell’uomo che non racconta da narratore, ma che vive la sua vita. Ho apprezzato moltissimo il continuo intreccio dei molteplici tempi del racconto: l’adesso presente, i ricordi passati, i ricordi recenti, l’adesso del passato delle pagine di diario. Il tocco superlativo è quando finalmente tutti questi tempi indipendenti si incontrano e si fondono in uno, nell’ultima pagina.
Grazie alle tue descrizioni spontanee e semplici, inteso come essenziali e limpide, mi si sono materializzate davanti agli occhi le storie che narri, e non importava se fossi seduta in treno o in piedi sulla metro o ad aspettare l’arrivo del professore in aula (sfruttando ogni secondo per andare avanti nell’affascinante lettura), ovunque fossi riuscivo a sentire l’aria umida del Tevere, i caldi raggi del sole, il profumo del mare. Non ti scriverei cose per convenzione o che non sento col cuore: ho provato con i tuoi personaggi tutte le loro emozioni: l’amicizia, l’amore, la gioia, la passione, il senso di inadeguatezza, la sconfitta, il fallimento, i loro brividi e la loro malinconia. Se c’è un’emozione che sei riuscita a trasmettere di più, forse è proprio questa: la malinconia, che siamo sempre meno capaci di percepire in mezzo alla nostra fretta quotidiana.
Nelle presentazioni del tuo libro viene posto molto l’accento sul tema del‘68 e delle lotte dei giovani di quegli anni, che tanta parte hanno nel romanzo. Io su quegli anni sapevo quel poco che si studia sui libri di scuola, con quell’attenzione che puoi dedicarvi a fine anno, a fine programma e a fine liceo, e quei pochi commenti, spesso luoghi comuni, che si sentono in giro. Leggo molto, soprattutto romanzi storici, generalmente ambientati nell’epoca dell’antichità classica che è la mia passione, non sono un critico e non so quale sia il discrimine tecnico per definire un libro “romanzo storico”, ma da parte mia il tuo romanzo lo definirei tale. Mi ha fatto conoscere un periodo della nostra storia a me sconosciuto, con gli occhi di chi lo ha vissuto e poi elaborato e descritto con uno sguardo critico e oggettivo, per quanto un’interpretazione storica lo possa essere, che è difficile trovare persino nei testi scolastici. Sguardo critico che bisognerebbe adottare proprio in questi giorni che vedono tante manifestazioni e molti di noi studenti, che forti della vostra esperienza dovremmo cercare di non cadere in quegli eccessi e quelle strumentalizzazioni (che invece ancora si verificano) per poter fare un passo in più verso la civiltà.
Ma credo che chiunque legga questo libro verrà colpito da un aspetto diverso che toccando le corde del suo animo susciterà una melodia nuova. Non è quello del‘68 il tema che più mi ha toccato, quanto piuttosto la vicenda intima dell’ uomo che realizza di non credere più in ciò che vive e per cui ha vissuto per molti anni, e arriva a rinnegarlo in nome di un’illusione che lo porta, invece, a perdere tutto. Mi ha colpito la tua capacità di lettura dell’ animo di questo padre. Sarà perché tutte queste emozioni mi avevano invaso così profondamente il cuore che per il finale non trovo altre parole che “sconvolgente”. Veramente, pur avendo letto gli ultimi due capitoli (che potrebbero costituire un racconto breve a sé) nel pomeriggio, solo la mattina seguente sono riuscita a liberami del turbamento da ciò che avevo visto accadere. Marta Geri
UN’ALTRA MERAVIGLIOSA MAIL DI UN LETTORE
Scusa se ti scrivo solo ora daniela, il libro l’ho finito ormai da molto tempo, tant’è che l’ho già passato ad altri lettori che spero lo apprezzeranno quanto l’ho apprezzato io.Mi è piaciuto tantissimo, è molto coinvolgente e mai banale. Sei stata capace di creare una trama molto articolata che fino all’ultimo mi ha tenuto attaccato alle pagine che scorrevano senza noia, e soprattutto alla fine sei riuscita a stupirmi completamente,non sospettavo niente di quello che sarebbe successo. L’ambientazione che hai scelto rende tutto così autentico e lascia un atmosfera familiare a chi vive i luoghi del racconto tutti i giorni.
Emanuele Bazzichetto
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IL PENSIERO E IL DONO DI LUCA STRATTA
A volte dai lettori si ricevono dei veri e propri doni. Un affezionato lettore, Luca Stratta, mi ha inviato le sue recensioni ai miei racconti brevi, quelli che vengono pubblicati mensilmente dal settimanale L’Ortica del Venerdì, alcuni dei quali hanno vinto importanti premi letterari nazionali. Le recensioni di questo ragazzo meritano veramente di essere lette, le pubblico per voi:
1) La Terra Di Nessuno
Ci sono varie interpretazioni possibili riguardo a questo racconto breve. Innanzitutto, io lo vedo come un inno alla vita, come un inno alla natura. La semplicità la fa da padrona. La “matta” del paese potrebbe riconoscersi in una donna sola, senza figli, che cresce e tratta le sue piantine considerandole a tutti gli effetti la sua famiglia. Potrebbe anche essere una donna d’altri tempi, che non si riconosce più in questa società frenetica, e che piantando quelle piantine ritorna alle origini, cercando il contatto diretto con la natura e con il mistero della vita che nasce, cresce e ha bisogno di cura per andare avanti. C’è una nota “acida” nel racconto, ed è rappresentata non solo dai ragazzini, ma anche dai loro genitori, nella frase “…sentendo anche il disagio dei loro genitori…”. Hai fatto centro, è proprio così. Secondo me hai voluto lasciar intendere che molto spesso i ragazzini sono abbandonati a se stessi dai loro genitori davanti ai videogiochi, ed è per questo che perdono il contatto e il rispetto per le cose essenziali. Prendono tutto come un gioco. Naturalmente, il ripetitore è l’antenna eretta a Ladispoli, rappresentato in prima pagina dall’Ortica la scorsa settimana. Splendido il passaggio finale. Giorgio scopre la potenza della natura stessa, che, a differenza del ripetitore in questione, e di ogni creazione “artificiale” dell’uomo, fa il suo corso a prescindere da tutto e da tutti. Le piante cresceranno sempre anche se non ci sarà più l’uomo. La vita spazza via tutto, tranne la natura.
2) Il Vento Dolce D’Aprile
Il filo conduttore di questo racconto è innanzitutto la serenità. La serenità di aprirsi, di essere se stessi, e di sentirsi rilassati nel farlo. Il luogo da te descritto come calmo, tranquillo, la musica di sottofondo rilassante, fanno sprofondare il lettore in una sensazione identica. Ma la vera perla è la seguente frase : “Non è vero che si resta abbagliati guardando con fierezza il sole, anzi, inspiegabilmente in esso ci si rivede la propria immagine, come in uno specchio che, ardente, la fonde e la conia, per renderla eterna”. Splendida, complimenti.
3) Il Bacio Dei Vecchi.
Premessa : questo racconto fa capire, senza mezze misure che sei un’ inguaribile romantica. L’avevo già capito, ma leggendo queste righe ne ho avuto la conferma. Parli dell’amore a 360 gradi, dell’amore vero.I due anziani in questione si amano veramente, si sono amati una vita e lo faranno fino alla fine dei loro giorni. Da quanto ho capito, da quanto ho potuto vedere, tu comunque l’amore eterno l’hai trovato, ed è tuo marito. Credo proprio che tu sia innamorata cotta ancora oggi di lui. Il racconto lo fa trasparire. E’ come se in quella coppia di anziani avessi rivisto e raccontato la vostra storia d’amore tra 30 anni.Questo almeno è il mio pensiero. Forse è proprio per questo che l’amore, o comunque il sentimento, è il filo conduttore di tutti i tuoi racconti.
4) L’Ultima Casa
E’ veramente un racconto splendido. Spesso, gli anziani del mio paese, ripetono la frase : “E’ cambiato tutto!”. Lo stesso vale per il protagonista di questo racconto. Non vuole saperne di andare incontro all’industrializzazione, vuole continuare a vivere nel suo mondo “fatato”, magico e naturale. E’ dura per lui cancellare le sue origini, come per tutti, del resto. Il finale è triste, però il fatto che il mare “abbia vinto” lascia intravedere un barlume di speranza.
5) Il Compagno Amaro
E’ un racconto straziante, e ti devo fare i complimenti perché sei riuscita a raccontare il dolore in maniera sobria e diretta. Non è facile. C’è poco altro da dire, se non che tutte le donne che hanno letto il tuo racconto e hanno superato la malattia, sicuramente avranno pianto a dirotto durante la lettura.
6) La Rimpatriata
Qui gioco in casa. Ho finito da sei anni le superiori, e il tuo racconto mi ha fatto tornare indietro nel tempo. Nella tua storia, nel tuo racconto, nelle esperienze tue e dei tuoi compagni, ho rivisto le mie. Hai narrato perfettamente la magia dei giorni di scuola, della spensieratezza, della sensazione di libertà che si Provava, nonostante i compiti da fare. Concludendo, questo tuo racconto breve è pura emozione, ed è rivolto a tutti, perché tutti abbiamo vissuto quei momenti spensierati.
7) C’Era Una volta Una Donna Bellissima
Una madre vuole il meglio per suo figlio, in questo caso sua figlia. Una madre che ha dovuto crescere una figlia da sola, che si è ammalata pur di garantirle un piatto caldo e un tetto sulla testa, che è morta per darle una vita migliore. Un racconto struggente, e attuale : “la crisi economica” la stiamo vivendo anche ai giorni nostri, e credo il tuo intento fosse proprio questo. Rendere attuale la storia della “donna bellissima”.
8) I Suoi Passi Leggeri
Appena ho letto il termine ebreo, mi è venuto in mente uno dei miei film preferiti in assoluto, ovvero “La Vita E’ Bella” di Benigni. Anche questo argomento è scottante, ma ti sei destreggiata bene nel raccontarlo. Il succo della questione è che non bisogna mai rinnegare le proprie origini. Siamo esseri umani e basta, a prescindere da colore, sesso, razza e cultura. Il grido finale “Io resterò” è da brivido. …Ecco quello che penso dei tuoi racconti brevi. Essi riflettono perfettamente il tuo animo di donna romantica, sognatrice, attenta alle tematiche sociali, acuta osservatrice e amante della vita in ogni sua essenza. Complimenti ancora,
Luca Stratta
Ed ecco la bellissima poesia che mi ha dedicato Luca Stratta.

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Appena iniziato a leggere il tuo libro e ho avuto la stessa sensazione di un pesce abboccato alla lenza di un pescatore e, da questi, trascinato fuori dall’acqua. Così mi sono sentito attratto dalla lettura coinvolgente dell’ultimo capolavoro di Daniela. Con la differenza che l’epilogo per il povero pesciolino non è piacevole, per me invece è stato sublime. Il romanzo è un crogiolo di sentimenti, passioni, valori sani che ben si amalgamano tra essi. E anche un pizzico di piccantino, dosato e descritto in maniera molto sobria, che non guasta, ma al contrario dà “sapore” al romanzo. Per non parlare degli odori, dei sapori che ho percepito leggendo la descrizione accurata delle pietanze e piatti della cucina reatina. Ancora una volta e questa volta in modo più forte, Daniela ha generato un romanzo intrecciando le storie a prima vista slegate tra loro ma che poi convergono in un unico finale. Inoltre mi è piaciuto molto la grande carica di umanità, di amore, di amicizia, di rispetto che ha accompagnato tutto il romanzo. In genere in un giallo, verso la fine del libro, si intuisce chi è il colpevole. Qua no, ti lascia col fiato sospeso fino all’ultimo. Unico rammarico è che l’ho letto con voracità ed è finito subito. Avrò modo di rileggerlo e ravvivare le emozioni che ho provato. Come l’ultima, molto intensa che mi ha commosso, dell’incontro in ospedale tra Rosco e Marilena. Grazie ancora, Daniela!
GIACOMO MESSENIO
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