Oggi dalle mie finestre non si vede altro che una coltre spessa di nebbia, bianca, soffice nella sua incontrastata solidità. Ovattata avvolge questo mondo e lo soffoca, lo imprigiona, deridendo chi pensa di poter vincere il suo candido spessore. Non scorgo neppure il mare, la veduta che ogni mattina mi ricorda perché sono viva e perché sono qui.
Non so neppure perché mai questa visione così anonima risvegli in me il ricordo di quelle mattine colorate, d’autunno, quando non sapevo ancora cosa sarebbe stata la mia vita, e ne avevo paura, mentre godevo delle ore rubate alla scuola. Marinare la scuola, il mio sport preferito. L’appuntamento con i miei amici era sempre all’angolo della strada che conduceva al liceo. Ma da lì si partiva per un viaggio tutto nostro, improvvisato, un tour che poteva finire nelle umide pinete di Ostia, oppure lungo i vialetti del Pincio, fumando come tabagisti incalliti nelle ore della nostra libertà. Preziose quelle mattine, molto più delle ore di insegnamento, perché quella era la vera lezione che non avremmo mai dimenticato.
A cavallo delle moto dei ragazzi, senza casco, con il freddo che sferzava le cosce e la schiena che doleva dopo lunghi tragitti, assaporando il profumo umido di foglie cadute, o di corteccia bagnata, con mani timide e intraprendenti che toccavano il seno per la prima volta, tremando. Non c’era vergogna in quei primi approcci, in quei volti che fatico a rammentare, ma che mi aiutavano a volare verso il mondo dei sentimenti. Senza di loro i miei passi sarebbero stati incerti, timorosi, forse non sarei riuscita a muoverli, neanche volendo.
Eppure, quanto ho camminato poi, credendo di allontanarmi chissà dove, per poi scoprire che, in una giornata nebbiosa come questa, tutto sarebbe tornato a risplendere nel mio animo, volti, sapori, odori illuminati improvvisamente come dalla luce di un set cinematografico. Tutto di nuovo intorno a me.
Buon San Valentino! Passioni violente e amori profondi, ma c’è un amore del tutto speciale…
IL BACIO DEI VECCHI
<<Nel bacio dei vecchi c’è tutto>> ricordo che pensai quel pomeriggio d’autunno, seduta su di una panchina del Pincio. Andavo sempre lì quando qualcosa mi angustiava, e aspettavo che il sole tramontasse oltre la terrazza che dava su Piazza del Popolo, inondando di luce forte e calda le cupole romane. Lui mi aveva lasciato e ora guardavo con rabbia il diario e i libri dove avevo scritto centinaia di volte il suo nome. Mi sembrava di essere calata in un baratro senza possibilità di ritorno. Il mio primo amore, quello che poeti e scrittori hanno sempre decantato come il sentimento dei banchi di scuola, se n’era andato senza darmi un perché. Iniziava l’autunno e io avvertii una serie di brividi. Faticavo a capire se fossero dovuti al fresco serale o alla solitudine con cui mi accingevo a trascorrere l’inverno senza di lui. Non piangevo, no. Ciò che sentivo in quel momento andava ben oltre le lacrime.
Il sole iniziava la sua rapida discesa e io non sapevo come affrontare la sera, la prima sera nella quale non avrei pensato a lui se non con una rabbia infinita. Fu in quel momento che una coppia di anziani si sedette sulla panchina avanti alla mia. Mi davano le spalle e il sole che filtrava attraverso i loro capelli ne evidenziava la vecchiaia. Seduti vicini si guardavano e si tenevano le mani e, quando parlavano, io riuscivo a indovinare dei leggeri spruzzi di saliva, che uscivano dalle loro labbra, o dalle allentate dentiere. Lei era curata, pettinata con uno chignon sulla nuca e lui ancora aveva buona parte della chioma, che ora veniva scompigliata dal leggero vento dell’autunno romano. Indossavano già il cappotto e sembrava avessero molto da dirsi, mentre si stringevano sempre di più l’un l’altro. Poi iniziarono a baciarsi, prima sulle guance, poi sulle labbra, come due adolescenti. Sempre più affondavano le loro bocche, e mi sembrò di intuire in quei movimenti il desiderio o la reminiscenza di una grande passione. Ricordo che mi chiesi se non avessi frainteso la loro età, magari ingannata dal sole che abbagliava sempre più il mio sguardo.
Si alzarono dopo un po’, lui barcollava mentre offriva la mano alla sua dama, per farla alzare dalla panchina. Quando lei si levò si tennero stretti per trovare l’equilibrio e poi insieme, sottobraccio, si incamminarono per il viale ormai quasi in ombra. Li seguii, volevo capire. Non fecero caso alla mia presenza alquanto vicina e parlavano forte, persi in quel mondo dove ormai arrivano solo i suoni che si vogliono udire.
“Stasera la prendiamo una pizza?” diceva lui, che ora in posizione eretta mostrava un’età avanzata, con la schiena un po’curva.
“Lo sai che il dottore te l’ha proibita!” lo ammoniva lei mentre, ancora dritta e con portamento fiero, sembrava stare al suo passo solo per farlo contento.
“Allora facciamo mezza per uno, io voglio festeggiare! Suggerì lui. Lei non rispondeva. Gli poggiò il capo sulla spalla.
“E va bene, però una margherita e pure scondita, d’accordo?” Solo la voce della donna, leggermente stridula, tradiva la sua età. Adesso era lui a non parlare. Le carezzò un attimo lo chignon, senza scompigliarle i capelli.
“Va bene, come vuoi tu!” Erano alquanto alti e tuttora magri, avvolti nei loro cappotti di lana dal taglio non più di moda. Mi venne persino da immaginare che bella coppia dovevano aver formato da giovani.
“Però domani mi porti a trovare Giannina?” gli chiedeva lei.
“Lo sai che ti fa male ogni volta che andiamo là! Poi soffri per tanti giorni, almeno oggi non pensiamo a lei!” rispondeva lui, in un’amorevole supplica. Lei sembrò scostarsi per un momento, quasi imbronciata, e subito lui:
“Dai, lo sai che ci andremo presto e le portiamo un bel mazzo di fiori, te lo prometto!” e la tirò più forte verso di sé. Ora lei gli carezzava i capelli e non rispondeva. Si strinsero ancora di più, come per affrontare forse l’ultimo inverno che avrebbero potuto vivere insieme, e scomparvero nell’oscurità di un portone in ferro battuto, in uno dei palazzi antichi della Roma del centro.
Rimasi un po’in piedi davanti a quel portone, come per chiarire ciò che sentivo suscitato nel mio animo. Poche parole, alcuni gesti dai quali io sentii di aver compreso la loro vita. Due individui insieme da sempre, che sapevano ancora esprimere il significato di un tenero corteggiamento, ricercando lo stimolo della passione che aveva unito chissà quante volte i loro corpi. Ancora felici, ma con un immenso dolore da condividere.
<<Nel bacio dei vecchi c’è tutto>> pensai ancora. Mi vergognai di aver spiato la loro intimità, di aver voluto infiltrare quella sfera soffice che avvolgeva le loro ombre, di aver voluto addirittura definire l’indefinibile tepore che essi emanavano. I sentimenti mutano, ma negli anni non si affievoliscono. C’è solo una mano tra le mani del mondo capace di carezzare proprio in quel modo, di dare il tocco in grado di fare aprire il proprio corpo, quell’unico sguardo che, solo tra i tanti, riesce a penetrare l’inaccessibile sfera dell’intimità.
Il bacio dei giovani, quello scambiato tremando e che, travolgente, sa sconvolgere l’animo, non sempre è in grado di suscitare, in seguito, il genere di sentimento che avevo scoperto per caso. Attraverso le effusioni di quei due anziani, invece, avevo conosciuto un altro tipo d’amore, in grado di avvolgere e superare ogni cosa, passione, delusione, angoscia, disperazione. Un fluido certo e costante capace di restituire, anche nei momenti bui, immutati e intensi frammenti di felicità. Quei due ancora cercavano qualcosa l’uno dall’altra per cui valesse la pena di attendere. Forse c’è sempre qualcosa che chi ama può ricevere, anche fosse la tacita e intima promessa di morire insieme.
Il mio racconto “Il Bacio dei Vecchi” ha vinto il concorso letterario nazionale “Memorial Miriam Sermoneta”. La premiazione si è svolta presso la Sala del Carroccio al Campidoglio di Roma l’11 aprile 2014. Il racconto è pubblicato nella raccolta relativa al concorso, nell’antologia “I doni della mente”, in ebook e cartaceo, pubblicato inoltre da vari settimanali e da un periodico della RAI.
Scrivere è un atto d’amore, questo l’ho sempre pensato, ma quando si sente leggere con lo stesso sentimento ciò che si è scritto, il cerchio si chiude in una magia imperscrutabile. Lucia Caponetto legge “La Vera Storia della Befana”, una fiaba scelta dall’editore Morellini nell’ambito dell’iniziativa #Faivolareunafiaba. Mai come in questi giorni di isolamento è importante saper trascorrere il tempo insieme ai nostri bambini in modo sereno, nel mondo delle fiabe che, a volte, sono le uniche a poter spiegare loro le difficoltà dei problemi attuali.
“La vera storia della befana” è stata anche pubblicata da un mensile della RAI, da settimanali e in un numero dedicato ai bambini de “L’Ortica del Venerdì”. La fiaba fa parte della antologia “I Doni della Mente” (edizione inglese “Echoes of the soul”) disponibile in cartaceo e ebook su Amazon:
Dopo un incontro con i miei amici di sempre ho scritto uno dei racconti che si possono leggere nel libro “I doni della mente”. Infatti, sotto l’immagine dei Beatles che attraversano Abbey Road c’è tutto il sentimento che in alcuni casi resta indelebile negli anni tra compagni di scuola:
Estratto da La Rimpatriata
“Ci siamo ritrovati liberi, inconsciamente interpreti di quel qualcosa che non si accantona mai, riprovando emozioni, risentendo fragranze e aromi, ascoltando ritmi e musiche che, come in un’eco, venivano da lontano e ci pervadevano più forte che mai. Quelle disperazioni, quelle illusioni erano ancora dentro di noi e con forza cacciavano via i difficili anni da grandi.
E’ stato proprio così, sono stata abbracciata, carezzata e coccolata da quelle braccia di uomini e donne, ora grandi, che mi hanno sfiorato come qualcosa di sacro, che non volevano rovinare, ma che erano ansiosi di avvicinare, sentire, rivivere. Nessuno vi ha mai amato più di me, non c’è tipo d’amore così particolare e infinito, amore di piccole persone che cresce insieme a loro in silenzio, senza disturbare, ma che è impossibile arginare….”
Amici miei, come avevo preannunciato tempo fa, continua la pubblicazione dei miei lavori, quelli che erano disponibili solo in versione ebook, in libri da poter sfogliare e custodire in libreria. Stavolta è il turno dell’Antologia “I doni della mente”, che racchiude i miei racconti brevi con i quali ho avuto l’onore di vincere importanti premi letterari nazionali e altri che sono inediti, insieme a fiabe, poesie e pensieri. E’ una pubblicazione elegante, fornita di ISBN, facilmente ordinabile, disponibile immediatamente e, cosa che non guasta, a un prezzo contenuto. Si può ordinare e riceverla direttamente a casa, oppure scegliere il punto di ritiro per voi più comodo (tra cui anche i numerosi Giunti al Punto).
Di seguito troverete il link ad Amazon Italia, dove ho il piacere di annunciare che il libro è già tra i primi cento Best Seller. L’anteprima invece è presa dal link di Amazon.com. Il libro è ordinable nei negozi Amazon di tutto il mondo. Vi auguro come sempre una buona lettura!
Mi è capitato di vincere alcuni premi letterari nazionali con i miei racconti brevi, brani che sono stati tutti pubblicati in vari settimanali e in un mensile della RAI. Sentivo la necessità di collezionare quei lavori in un’antologia ed è nata la pubblicazione “I doni della mente”. Si tratta di una raccolta di racconti brevi, poesie e pensieri, fiabe per bimbi di oggi, trame fantascientifiche e storie vissute da donne e da uomini che si muovono in un mondo che è in crisi, ma che riesce ancora a vivere di sentimento. La lettura è scorrevole e animata da alcune bellissime immagini, scelte da testate giornalistiche. A completare la raccolta alcune poesie e semplici pensieri.
Dal maggio 2017 l’antologia è disponibile anche nell’edizione cartacea. E’ una pubblicazione elegante, fornita di ISBN, facilmente ordinabile, disponibile immediatamente e, cosa che non guasta, a un prezzo contenuto. Si può ordinare e riceverla direttamente a casa, oppure scegliere il punto di ritiro per voi più comodo (tra cui anche i numerosi Giunti al Punto).
Premi letterari vinti dai racconti:
Il Volo di Pègaso, La Città e Il Mare, il Memorial Miriam Sermoneta,Mani in Volo, Novel Writing, Premio Circe e Premio PerseideIl Volo di Pègaso, La Città e Il Mare, il Memorial Miriam Sermoneta,Mani in Volo, finalista al concorso La Memoria
Questa pubblicazione è stata tradotta nell’edizione inglese di “Echoes Of The Soul”.
Il dipinto in copertina, dal titolo “Dono”, è della pittrice Marilena De Valentin.
L’antologia “I Doni della Mente” è disponibile al seguente link, dove potrete leggere gratuitamente l’anteprima: