Quante volte i miei figli mi hanno chiesto di quegli anni “Papà, ma tu hai studiato in un’epoca che ha fatto storia, possibile che non ci sai raccontare mai niente del mitico ’68?”. Ma che ne volete sapere voi del ’68, che per sentirvi pasionari dovete per forza occupare la scuola e fare autogestione, guarda caso sempre vicino alle vacanze di Natale, tanto per allungarle un po’, così da fare anche la felicità dei vostri professori! Che ne volete sapere voi di una generazione intera che trovò finalmente il coraggio per sollevarsi e strapparsi il giogo che la attanagliava facendo proprio l’urlo di altre generazioni, di antiche schiavitù. Una generazione di giovani che come in una gigantesca “Ola” che pervase il mondo intero riuscì a dire “Basta!” Il sessantotto, io sono stato parte di quella storia, ma l’ho tradita come tante altre cose nella mia vita. Sono passati quarant’anni e sento ancora il profumo di quell’autunno, il mio primo anno di liceo, la quarta ginnasio. Sento che il sonno sta prendendo il sopravvento e mi abbandono al profumo che c’era allora nell’aria, ai libri nuovi che i miei genitori, tra mille sacrifici, mi comprarono. Sto tornando a quei tramonti autunnali, all’inadeguatezza dei pantaloni corti con cui andai il primo giorno di scuola e tutti mi presero in giro, alla realtà di professori che ci davano ancora del lei, mentre già si sentiva il fermento del cambiamento sociale, dopo il quale niente sarebbe stato come prima. Mentre mi addormento sono in piedi lì, davanti al cancello, attorniato da ragazzi e ragazze che non conosco, emozionato e un po’ impaurito, mentre posso sentire a momenti l’odore umido del fiume Tevere che scorre a pochi metri dall’edificio scolastico. Il sonno ha il sopravvento e io sto morendo di nostalgia.
Questi sono i pensieri di Francesco, uno stimato oncologo di mezza età che, divertendosi a navigare in Internet insieme a suo figlio, in un pomeriggio perfetto, come lo definisce lui stesso, si imbatte nel profilo della ragazza, ormai donna matura, da lui amata disperatamente durante il ’68 e gli anni del liceo. Il suo era un amore sfortunato, non ricambiato, in un’epoca densa di passioni politiche e sentimenti disperati. E lui, nel riconoscere quell’immagine in un attualissimo network torna a ricordare e a chiedersi se sia il caso o meno di ricontattare Milena. Qualcosa di terribile era avvenuto all’epoca, un delitto archiviato come un atto di stampo politico, a cui non era mai stato dato un colpevole. Il viaggio interiore di Francesco porta il lettore a vivere la quotidianità dei ragazzi del ’68, fa riprovare le passioni di chi ha vissuto quell’epoca, mentre porta a scoprirle chi invece ne ha solo sentito parlare, fornendo una inedita chiave di lettura di un periodo storico e sociale tanto controverso. E la trama gialla, che affonda le radici in quegli anni e porta a un finale imprevedibile, toglierà il respiro.
“Nessun segno sulla neve” ha vinto il Premio Letterario Circe 2013, è stato scelto dal Comune di Roma per un evento culturale dell’Esate Romana, è stato tradotto nell’edizione inglese ed apprezzato anche all’estero. Best Seller di Amazon Italia, America, nel Regno Unito, in Germania e in Giappone, è in catalogo presso l’Italian & European Bookshop di Londra. Al seguente link potrete leggere l’anteprima dell’ebook che continua a mantenere i primi posti nella classifica dei Best Seller dei gialli di Amazon Italia.