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Il mio Dante Day e il suo Inferno


Sono stata ospite di due conferenze interessantissime per il Dante Day organizzate dalla FUIS. Ho potuto fnalmente parlare del mio primo incontro con Dante e di come questo abbia influenzato in seguito anche il mio modo di scrivere e la scelta delle mie trame noir.

Nata a Roma, ho vissuto e studiato negli Stati Uniti. Tornando in Italia e intraprendendo gli studi classici, l’incontro con Dante mi ha riportato nella lingua italiana. Ho scoperto che, anche se antico, questo linguaggio  aveva una bellezza e una potenza descrittiva affascinante.   Se ne sente prima la musicalità del verso,  poi la mente si perde nella raffigurazione. A questo proposito ho letto uno stralcio del XXXIV Canto dell’inferno, Incontro con Belzebù. Solo pochissime righe, che descrivono l’ultimo, il nono cerchio dell’Inferno e la quarta e ultima zona del girone, La Giudecca.

Da ogne bocca dirompea co’ denti
un peccatore, a guisa di maciulla,
sì che tre ne facea così dolenti.

A quel dinanzi il mordere era nulla
verso ‘l graffiar, che talvolta la schiena
rimanea de la pelle tutta brulla.

«Quell’ anima là sù c’ha maggior pena»,
disse ‘l maestro, «è Giuda Scarïotto,
che ‘l capo ha dentro e fuor le gambe mena.

De li altri due c’hanno il capo di sotto,
quel che pende dal nero ceffo è Bruto:
vedi come si storce, e non fa motto!;

e l’altro è Cassio, che par sì membruto.
Ma la notte risurge, e oramai
è da partir, ché tutto avem veduto».

Ecco i traditori,  nella Giudecca messi nel punto più  infame, assieme a Lucifero, come demonio a tre teste, che piange  lacrime dai sei occhi,  ha ali  di pipistrello più grandi delle vele delle navi che muovono un vento che ghiaccia il lago.  E  intorno solo gelo e dolore.  Da ogni bocca pende un peccatore maciullato, addirittura masticato e scuoiato dai denti del demonio: Giuda per primo, il traditore di Cristo, poi Bruto, accoltellatore di Cesare e Cassio suo complice.  

L’immagine è degna di un moderno romanzo noir,  con effetti cinematografici speciali ed è difficile immaginare che sia stata scritta centinaia di anni fa.   Ed è l’ultimo scenario dell’inferno,  infatti, visto ciò, Virgilio dice “ tutto avem veduto”.  Dante considera  quindi il tradimento il peggiore dei peccati e, non a caso, sottopone ai peggiori supplizi i traditori dei benefattori, Giuda, chi tradisce la famiglia, Bruto, i traditori delle istituzioni politiche, Cassio. Ed è stata proprio l’attualità del messaggio dantesco a colpirmi, il vederlo come il “poeta civile”, per il quale il peggiore dei tradimenti è quello delle Istituzioni politiche. Un concetto che se avessimo tuttora forse eviterebbe il declino a cui, purtroppo, siamo abituati.  Dante ha una sua scala di valori che dovremmo tenere presente in ogni giorno della nostra vita. Un uomo e un poeta non solo di grande abilità ed  emozione narrativa, ma anche  profetico.

In che modo sono stata influenzata in seguito, nella mia scrittura? Chi mi conosce sa che nei miei dieci romanzi pubblicati ho spesso trattato del tradimento, soprattutto di quello che avviene all’interno delle mura famigliari, quando il luogo che dovrebbe essere il più sicuro e accudente diviene il più terrificante. Ho allacciato il discorso alla trama di “Una morte sola non basta” (Del Vecchio editore), dove si consuma in famiglia una violenza subdola in modi diversi su due bambine nate negli anni Cinquanta. La trama sege la vita delle sfortunate bimbe, fino agli anni Settanta, quando poco più che adolescenti si incontreranno e dalla profonda amicizia che nascerà tra loro cercheranno il reciproco riscatto . Sullo sfondo l’analisi del cambiamento sociale del Bel paese e in particolare della città di Roma dalla semplicità degli anni Cinquanta, al boom economico dei Sessanta fino alle contraddizioni degli anni Settanta. Una trama che è stata apprezzata al punto di essere inserita, nell’edizione italiana, nelle prestigiosse biblioteche universitarie statunitensi.

E come dimenticare la punizione catartica escogitata ai danni di un altro traditore, nel mio primo libro “Nessun segno sulla neve” (Edizioni Universo), la cui trama nasce al giorno d’oggi, ma affonda le radici nel Sessantotto romano descrivendo lo scotto pagato dalle prime ragazze che cercavano di realizzare la propria emancipazione. Insomma, il mio Dante, con la sua immensa opera, la sua forza e la sua instancabile ricerca di giustizia ha non solo affscinato la mia immaginaziione, ma è riuscito a influenzare anche il mio umile lavoro futuro.

https://www.facebook.com/federazione.scrittori/videos/1122527578268302 Il mio intervento nella parte finale.

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