Si sa, dopo un dolore grande come la perdita della persona amata è importante cercare di andare avanti. Ed è dura, una disperazione di cui non si riesce a definire la profondità. Poi però vicino hai le persone che ti amano e non vogliono perderti, che sono capaci di lasciare anche la propria famiglia per starti vicino e aiutarti nel difficilissimo momento della “ripartenza”.
Ed ecco che in una uggiosa e triste mattina di novembre Rosaria, la mia compagna di banco del liceo, che farei meglio a definire la compagna di banco della mia vita visto che non ci siamo mai allontanate, lascia tutti e mi porta con sè alla scoperta di Livorno. Perchè propio quella città? E’ stata la mia prima tappa del viaggio di nozze col mio grande amore. Una luna di miele di altri tempi, quando non si sceglievano facilmente mete come le Maldive o le Fiji, ma ci si inoltrava nella meraviglia delle nostre città, nella loro storia e cultura e, non per ultimo, nella loro cucina tipica. All’epoca, non avevo ancora ventiquattro anni, Livorno per me fu solo la sosta di una notte, colma di emozioni e di amore, il primo albergo dove entrai come la signora di un uomo che mi ha amato per il resto della vita. Quella sera mangiammo il cacciucco e il giorno successivo partimmo alla volta delle più importanti città italiane, senza visitare quel gioiello. “Poi ci torneremo con calma”, abbiamo detto, ma nei nostri viaggi successivi l’abbiamo sempre sfiorata, senza visitarla.
Ed ora posso dire di averla finalmente conosciuta, con l’affetto profondo di una persona che mi è vicina da sempre, tra ricordi, lacrime e dialoghi infiniti sulla vita, la morte, l’eternità dei sentimenti, la necessità di continuare. Proprio come quando all’ultimo banco ci confidavamo i più intimi segreti senza alzare il tono della voce per non essere cacciate fuori dall’aula, quasi sussurrando nelle chiese visitate abbiamo ripercorso le nostre dolcissime disperazioni di allora, confrontandole con quelle laceranti di oggi, nello scenario a volte luminoso, a volte terribilmente buio che la vita ci riserva. Giorni importanti nei quali ho scoperto ciò che ancora non conoscevo dell’amicizia e della vicinanza, qualcosa che con delicatezza e consapevolezza mi ha preso per mano, portandomi fuori dall’isolamento, mostrandomi che il vuoto resterà sempre, ma anche il sole che ogni mattina rinasce, pure per me.
Con la descrizione sapiente di una bravissima guida turistica, come Francesca, abbiamo conosciuto gli aspettti più nascosti della città, divertendoci con i termini di Labronico e Scalandrone.
Il mercato coperto, antica e imponente struttura dove si trova di tutto, come la ragazza magra amante della carta, che lavora delle creazioni molto originali, o il King of Pasta, conosciuto in tutto il mondo per la vasta e autentica produzione di pasta fresca. Il mercato coperto è, per superficie, il più grande d’Europa e offre anche dei localetti all’aperto dove gustare piatti tipici.
Il Novecento è stato un secolo interessante, come lo è la struttura alberghiera che si ispira a quel periodo. A me è toccata la stanza dedicata a Eleonora Duse, ricca di antichità e dettagli che ho voluto riprendere. Non è mancata la colazione servita in camera, dove sono riuscita anche a prendermi in giro, riflessa in quella che poteva essere la toeletta di Eleonora Duse:



Livorno, divenuta Città delle Nazioni nel ‘600, mostra il suo carattere cosmopolita soprattutto nella Via della Madonna, dove a breve distanza si trovano la chiesa della comunità Armena, quella dei Greci Uniti, la chiesa della Madonna dei Francescani e la Sinagoga. Suggestiva la facciata della chiesa degli Olandesi, ripresa di notte.Una targa nella Parrocchia Santa Elisabetta Anna Seton ricorda la conversione dell’americana che, nel 1804, partì dall’America per portare al marito, gravemente malato, l’acqua miracolosa di Livorno. Nonostante tutto non riuscì a salvarlo, una storia che mi ha toccato da vicino ed emozionato profondamente:
Il giro turistico non poteva escudere la Fortezza Vecchia e le pittoresche fontane, con la statua dei Quattro Mori, dei quali da una particolare angolazione sono riuscita a prendere il naso. E anche noi, inseguite dai Mori, abbiamo fotografato il nostro naso:
Interessante visitare la casa di un ricco mercante di Livorno, un palazzo, ora adibito ad uffici, che comprendeva anche i magazzini siti al livello dell’acqua, per lo scarico delle merci, che arrivavano attraverso i canali della Venezia Nuova:
E infine il bel giro in battello per i canali della Venezia Nuova, un effetto laguna che riproduce in pieno gli scenari veneziani:
E alcune chicche per finire:
Nella chiesa di Santa Caterina è allestito un presepe permanente con 140 stelle in cielo in ricordo delle vitttime della Moby Prince, i cui nomi sono riportati in un elenco davanti al presepe.

La statua di San Giovanni Nepomuceno, sul ponte della Madonna. Si dice che il santo non volle tradire un segreto avuto in confessione, riguardante un nobile adulterio, neanche se sottoposto alle peggiori torture, fino all’annegamento.


Ed eccoci, siamo sempre noi, le chiacchierone dell’ultimo banco