L’ULTIMA CASA (Vincitore del premio letterario nazionale La Città e il Mare, pubblicato nella raccolta relativa al concorso )
Espropriare la casa a qualcuno, questo era ciò che del mio lavoro non mi piaceva, anche se i motivi potevano essere il bene comune o il cammino del progresso. Così mi accinsi, con un certo disagio, a bussare per la seconda volta alla casa del vecchio, che si ergeva sul promontorio a nord della città. Era l’ultima abitazione di quelle costruite dai pescatori nel dopoguerra, il nucleo da cui prese vita la grande e moderna città di oggi. La prima volta lui, curvo, pallido e dai vecchi occhi azzurri e umidi, mi aveva accolto male, sbattendomi la porta in faccia. Stavolta lentamente aprì “Ah, sei tu?” Mi disse. “Sì sono io e ora deve starmi a sentire!” risposi in tono perentorio. Lui mi squadrò ed era difficile interpretare il suo sguardo. “Entra!” mi intimò, ed entrai nella sua casa di legno. Le travi che cigolavano allo sferzare del vento e la veduta che da lì si godeva mi fecero sentire come in un antico veliero perso in alto mare. ”Mi stia a sentire, il comune le offre un’ottima buonuscita e inoltre le è stata assegnata una casa popolare al di là della ferrovia!”. “No! Da qui non mi muovo!” disse con fermezza. Mi invitò, però, a sedermi e mi versò un bicchiere di vino. Mi scrutava, mentre si accendeva un sigaro. L’odore che si sentiva era un misto di legno fradicio e di scoglio…
Il racconto fa parte dell’antologia “I doni della mente” al seguente link: