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CONSIDERAZIONI SU UN PAESE DIVERSO


Ho scritto questo articolo sull’aereo mentre tornavo da Londra e vorrei veramente aprire una bella discussione con voi!

LONDRA

Sono sull’aereo durante il viaggio di ritorno e chiedo a me stessa: Qual è il loro segreto? Un volo serale, che non avrebbe dovuto suscitare grandi emozioni, eppure mi sto immergendo in qualcosa che non avevo calcolato. Non è ancora buio e l’aereo non è grande come quello dell’andata. Sono sicura che si ballerà parecchio incontrando qualche perturbazione. Ma il mio pensiero principale non è quello. Dal finestrino vedo scorrere le ultime propaggini di terra. E’ qui che finisce l’Inghilterra, con il merletto bianco delle scogliere di Dover, che appaiono chiarissime in questa luce crepuscolare. Riesco addirittura a fotografarle, passando sopra lo stretto della Manica, che mi porta veloce verso le coste francesi. Cos’ è dunque che mi lascia questo strano senso di nostalgia già da adesso? Il vitto era pessimo, dovunque odori di spezie e grasso, cipolle e burro, niente che si avvicinasse alla decantata dieta mediterranea della quale sono una fiera sostenitrice. Il tempo, soprattutto all’inizio, non è stato dei migliori e mi ha rovesciato addosso parecchi litri di pioggia, per poi lasciare il posto, nei giorni seguenti, a un sole pallido e freddo, che nelle ore centrali della giornata diveniva sorprendentemente caldo, facendomi anche soffrire durante le file che a Londra ci si trova spesso a dover rispettare. Ho soggiornato in un quartiere buono della città, Kensington, ma il bagno dell’hotel era piccolo e privo dell’irrinunciabile accessorio che l’autarchia mussoliniana voleva fosse chiamato “bidetto”. I rubinetti dell’acqua calda e fredda nel lavandino erano separati, non permettendo così di regolare la temperatura miscelando i due getti. E ho potuto constatare la stessa cosa, con mia grande sorpresa, anche in molti bagni pubblici. Eppure in quel posto, in quella gente ho sentito da subito che c’era un segreto da scoprire.
Non ero abituata all’ordine e alla pulizia che regna nelle strade del centro londinese, dove non sono riuscita a trovare un foglio di carta gettato sul marciapiede o un escremento animale, pur essendomi impegnata molto per fotografarne almeno uno. Era da tempo immemorabile che non vedevo regolarmente alzarsi qualcuno sull’autobus o sulla metropolitana per lasciare il posto ai più anziani o alle categorie svantaggiate, che erano indicate con chiari disegni all’interno dei vagoni (donne incinte, donne con bambino etc…). Era tanto che non sentivo, se appena sfiorata da qualcuno involontariamente, un sincero Sorry!
Abituata all’andamento della mandria nella metropolitana romana, mi sono stupita sentendomi rimproverata perché non tenevo la destra sulla scala mobile. Guardando meglio infatti i cartelli avvertivano di lascare la parte sinistra della scala per chi aveva più fretta di me. Toh, in fondo non era difficile pensarci! E che dire quando davanti all’ennesima fila che non seguivo e dalla quale mi ero discostata, mi sono sentita gentilmente chiedere se ne facessi parte? Solo dopo il mio “no”, il signore ha occupato diligentemente quello che sarebbe potuto essere il mio posto.
Sei linee metropolitane, tutte pulite e raramente affollate, controllate da personale preposto anche a fornire informazioni ai turisti, la possibilità di raggiungere quartieri lontani dal centro tutto sommato in pochi minuti. L’aeroporto principale servito da metro e treni privati. I caratteristici autobus rossi e a due piani, che debbono portare 65 persone sedute e 18 in piedi per ogni piano. Quando viene raggiunto il limite dei posti disponibili l’auto non si ferma a meno che qualcuno degli occupanti debba scendere. Allora sale l’esatto numero di persone che ha lasciato il mezzo pubblico. E’ una regola a cui nessuno si oppone, per il bene comune.
Nei miei occhi c’è ancora il sorriso della gente a cui ho chiesto delle informazioni per raggiungere i luoghi di interesse turistico. Tutti, indistintamente, mi hanno risposto con calore e gentilezza. Il rigore del comportamento, gli uomini in alta uniforme posti nei giardini della Torre che custodisce i gioielli reali solo per indicare dove fossero i bagni, la solennità della messa ascoltata in Westminster Abbey, il rito del cambio della guardia della Regina, questo splendido insieme mi ha fatto capire che l’Inghilterra è una nazione europea fiera della sua sovranità e rispettosa delle proprie tradizioni e dei suoi cittadini.
Negozi aperti ovunque, floridi e pieni di clienti. Niente che mi ricordasse il dramma dei nostri esercizi commerciali chiusi per fallimento o svenduti a catene straniere, sia al centro che alla periferia di Roma e delle nostre grandi città. Eppure, cavolo, mi trovavo sempre in Europa! Non mi illudevo di essere nel Paese delle Meraviglie. Mendicanti ne ho visti per la strada, ma la sensazione era che anche loro occupassero una collocazione precisa, lo scenario confuso che si vede nelle stazioni dei nostri treni metropolitani mi è sembrato lontano anni luce. E anche i numerosissimi immigrati sembravano essere integrati in quella società come un tassello utile e irrinunciabile. Una collettività multiculturale dove nessuno pareva aver calpestato i diritti degli altri, nella quale chi è stato accolto ha saputo rispettare le regole di quel Paese. E mi è capitato anche di conoscere l’altro lato della medaglia, come quando, prendendo il treno per l’aeroporto di Heathrow, mi sono trovata a scendere le scale mobili insieme ai tifosi inglesi che andavano ad assistere a una partita del loro campionato. Con la loro veemenza hanno spinto la polizia a chiudere addirittura la fermata della metro.
Nonostante ciò Londra è una città che vive e l’Inghilterra sopravvivrà. So invece di tornare in un’Italia che non ha più forze, come una donna che da anni soffre di emorragie continue. So di rientrare in una nazione che sta perdendo la sua potenza maggiore, i giovani, i nostri vivaci, entusiasti e intelligenti giovani, che preferiscono l’esilio volontario al niente che li circonda.
Chiudo gli occhi e mi faccio cullare dal rombo dei motori dell’aereo. Stiamo passando su Parigi. Sembra impossibile, ma nel buio della sera riesco a fotografare la Torre Eiffel, completamente illuminata, come tutta la città. Qual è il loro segreto? Non so rispondere ancora. Non credo di amare il mio Paese meno degli altri, ma sento che l’Italia ha un destino diverso. Le nostre ricchezze, l’archeologia, il turismo, la natura che da sole potrebbero fare riaccendere cento Torri Eiffel, vengono invece trascurate, mortificate e offese. L’esperienza e la forza lavoro degli adulti calpestate insieme alla promessa delle nuove generazioni, la nostra sovranità svenduta, e al minore offerente. Come può non sanguinare il mio cuore…mi accoglie il buio di Roma, e in me c’è un sentimento molto simile al pianto, mentre scendo dall’aereo e penso che noi non abbiamo più segreti, ma solo storie vergognose da scoprire.

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5 risposte a "CONSIDERAZIONI SU UN PAESE DIVERSO"

  1. maria rosaria ha detto:

    E’ vero molti ragazzi lavorano e sembra un posto non toccato dalla crisi economica…ma in relatà c’è una crisi di valori personali terrribili… salviamo quello che in Italia c’è di più prezioso: la parte buo
    na della nostra mediterraneità

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    • Grazie Maria Rosaria per il tuo commento sintetico e intenso. La parte buona della nostra mediterraneità è senz’altro un valore da salvaguardare, ma in questo converrai che i nostri giovani stanno trovando ancora più difficoltà. C’è stato un sogno nel fermento politico e sociale del nostro dopoguerra, nel quale ci si sentiva in possesso di valori inalterabili. Perdonami la franchezza, ma il mio cuore sanguina nella consapevolezza che non è più così. Confido veramente nell’animo italiano, sperando che il termine “mediterraneità” non venga mai più confuso con altre definizioni che non meritiamo davvero.

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  2. Ecco Massimo ho recuperato il tuo messaggio:
    E’ un articolo veramente interessante e attuale. Mi piace il tuo stile, e mi è sembrato di aver visitato Londra con te. Purtroppo ciò che dici è vero, loro hanno saputo gestire le cose in un altro modo. E so che proprio lì vanno molti ragazzi italiani a lavorare, vero?
    E la mia risposta:
    E’ proprio così, ho trovato molti ragazzi italiani, diplomati o laureati che si sono trasferiti lì per lavorare come camerieri e baristi. Incredibile!
    Come vedi ora funziona tutto alla perfezione!

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