LE NEWS

Parola di adolescente… gli scritti della soffitta


Mettere mano ai vecchi ricordi può scatenare una miriade di sentimenti, tra cui una sottile e lacerante nostalgia. Il pezzo che ho ritrovato è dedicato all’amore vero, a come riconoscerlo e, nelle ultime righe, vi si legge quasi un presagio.

“E sono stata dinnanzi a te come davanti a un bel dono. Tu sei tutto ciò che non ho mai avuto. Sono stata a guardarti per ore e ore come si guarda una pietra preziosa o una perfetta statua bianca, ti ho respirato accanto sospettosa, per vedere il tuo calore, chiedendomi se tu eri tutto per me come niente è mai stato tutto per me. E sono stata a sfiorarti per lunghi istanti con la paura di vederti sparire, come spariscono i sogni e i fuochi e i meravigliosi odori della vita. Pensavo ai miei desideri di bambina mai realizzati, alla paura delle bambole, al bisogno di tanto calore. Pensavo a lui che se ne è andato, alle mille visioni che ho veduto finire ed avevo paura di perderti come si perdono i minuti, e il sangue.

E sono stata a chiederti l’amore come si chiede l’acqua al sole, il caldo al freddo e la vita alla morte. Sono stata accovacciata vicino a te per darti quello che mi chiedevi. E ora tu mi guardi ed io ti guardo, e ti do tutto l’amore che posso darti, e comincio a credere che tu sei tutto per me, come ti avevo sempre sognato. E per sempre starò con te, per vederti ridere, piangere, godere, addormentandomi con te per trasformare quella che è la morte in un sonno caldo e tranquillo.”

L’antologia “I nuovi racconti”, ora in fase di realizzazione, comprenderà anche i miei scritti ritrovati

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I Miei Racconti, LE NEWS

“Quello allora è l’amore”, così come lo vedevo a diciotto anni…


Frugando tra vecchie lettere e diari ecco cosa può venir fuori…

Lo sanno bene i miei compagni di liceo, quando vedevano che mi isolavo e scrivevo, scrivevo. Emozionante rileggere oggi la genuinità e la profondità dei sentimenti che provavo allora, e che esprimevo di getto, attraverso innumerevoli immagini allegoriche, con cancellature e imprecisioni. Riporto di seguito il testo, che risulta di difficile lettura nei fogli protocollo di allora, senza correzioni, così come l’ho ritrovato:

“Così difficile, così completo, così irreale. Se ci vibriamo nello spazio, se cerchiamo, se non viviamo e dimentichiamo, e non ci importa di niente e nello stesso tempo siamo attaccati a tutto, e vogliamo gridare, rivelare e mostrare, quello allora è l’amore. L’amore si impone come si impone il caldo dell’estate o il buio della notte, ci vince e ci trasporta come le correnti e i venti trasportano le onde sulle spiagge lontane. E quando noi siamo abbandonati a lui non c’è niente che ci ferisca. Siamo travolti al principio come gli alberi dagli uragani e ci difendiamo con la forza del nostro odio, gli sputiamo contro, lo soffochiamo. Ma l’amore soffia contro di noi e noi perdiamo a poco a poco. Poi sorge il sole per illuminare le foglie umide e gli alberi abbattuti, il sole che non dà niente ai vinti e niente ai vincitori; quello è l’amore.

Una farfalla poi vola sulle foglie e gli uccelli continuano a vivere e lontano c’è il pianto di un neonato. L’amore allora ci fa suoi padroni e noi lo possediamo e lo custodiamo nel nostro petto, facendolo riposare su morbidi letti di carne e sensazione, donandogli i gioielli della terra e le gocce di rugiada, bagnandolo di sangue e di mare. E lui ci inebria di profumi, di fiori, di albe e tramonti, di cieli azzurri, di vita, di spazio e di luce, di un niente assoluto pieno di tutto.

Sempre c’è silenzio quando l’amore ride e canta, ci sono solo echi che si infrangono nella pienezza della felicità. E noi amiamo l’amore come il mattino ama l’estate, come la notte ama la morte, come non si può capire. Baciamo la sua fronte e asciughiamo i suoi sudori, bagnamo le sue labbra e raccogliamo i suoi sospiri, cerchiamo la sua pelle per farlo essere in noi. E vogliamo i suoi occhi che appaiono come diamanti, e attraverso i suoi capelli si vedono i raggi del sole, e lui vive in noi e ci fa esistere; e noi ficchiamo le unghie nella sua schiena e godiamo del sangue che ne esce e che ci inonda e macchia l’erba e ci unisce con la terra.

Intorno gira tutto, si sentono i sospiri del vento e il calore della sabbia bollente; lontano qualcuno manda il suo ultimo respiro e lo dona al vento, e quel respiro sembra gioia; c’è un vortice che ci travolge, i suoi occhi, il suo corpo. Poi la tranquillità. Il vento tace e il mare continua il suo ritmo lento.

L’amore allora si prende cura di noi, vigila sul nostro sonno tranquillo, pesante, caccia gli uccelli che vogliono vedere la vita e canta nenie che cullano i nostri sogni e li piegano come campi di grano alle brezze estive. Anche quando cala la notte noi dormiamo e l’amore è sveglio, non sentiamo neanche il freddo del buio.

Poi è bello svegliarsi con il profumo della terra e le dita avvinghiate ad essa, e mostrare i diamanti al sole per poi donarli all’amore. E riassaporare quei paesaggi fermi e luminosi, quei profumi caldi e delicati. Guardare nel cielo e inventare le storie che faranno sorridere l’amore. Scrivere i nostri nomi nel mare e vederli sparire. E odiare il vento che alza la sabbia per poi rimpiangerlo quando tutto è fermo. E accarezzare i petali di una rosa per poi sentire quello stesso velluto sfiorando le labbra di lui. Questo è l’amore che ci possiede e fa suoi possessori.

Questo è l’amore che poi di notte, quando noi dormiamo va via in punta di piedi, badando a non sfiorare le foglie secche che coprono il terreno. L’amore che ci lascia liberi di una gelida libertà. E intorno a noi c’è la notte piovosa e autunnale. Gli uccelli sono partiti per i lidi più caldi e il vento è freddo e cattivo con noi. Le spiagge sono vuote e il sole è soffocato dalle nuvole.

E noi odiamo l’amore e la notte che lo sostituisce, la stessa notte che amiamo perché è l’ultimo legame che ci unisce all’amore.”

L’antologia “I nuovi racconti”, ora in fase di realizzazione, comprenderà anche i miei scritti ritrovati

L’amore visto attraverso innumerevoli immagini allegoriche, l’amore che fa paura, contro il quale si lotta, a cui ci si abbandona… lo stesso amore che è capace di andare via in silenzio, di notte, stando attento a non svegliarci, per lasciarci liberi di una gelida libertà.

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Eventi, LE NEWS

Oggi in videoconferenza con il mio “Compagno Amaro”


Oggi, giornata mondiale delle malattie rare, sarò ospite di una videoconferenza dedicata a questo delicatissimo tema. Nel 2010 partecipai alla seconda edizione del concorso letterario nazionale Il Volo di Pegaso, promosso dal Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità.

Ricordo che i racconti dovevano avere come tema Oltre l’ignoto e sentii subito il desiderio di scrivere al riguardo. Scrissi di getto il racconto “Il Compagno Amaro” che vinse il primo premio. La cerimonia di premiazione ebbe luogo proprio all’interno dell’Istututo Superiore di Sanità e fu un’esperienza umana, oltre che letteraria, molto profonda.

Sono legata in modo paticolare a questo racconto, poichè il premio letterario che si è aggiudicato è stato il primo della mia carriera e anche ora, che ne posso annoverare diversi, quel ricordo occupa sempre un posto speciale nel mio cuore. Infine devo anche dire che la narrazione, nella sua drammaticità, è ispirata a una storia vera, a me molto vicina.

Il racconto è stato poi pubblicato nella raccolta del concorso, nell’antologia “I doni della mente”, dal settimanale Ortica del Venerdì (la copertina scelta dalla redazione ne è l’estratto), da un periodico della RAI e, tradotto in lingua inglese, è stato pubblicato nell’antologia “Echoes of the soul”.

Oggi l’argomento verrà dibattuto in una videoconferenza sulla pagina FB della FUIS, ma restate collegati perchè posterò nel presente articolo il link al video appena disponibile.

https://danielaalibrandi.wordpress.com/2017/07/09/dove-acquistare-i-doni-della-mente/

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